lunedì 26 marzo 2018

Giustizia per Marielle

Uccisa a Rio Marielle Franco: aveva denunciato gli omicidi nelle favelas

Trentotto anni, la consigliera comunale è stata assassinata con quattro colpi di pistola alla testa.
I sicari hanno anche ucciso il suo autista e ferito lievemente una sua assistente

Marielle era nata e cresciuta alla Maré, il vergognoso benvenuto di Rio de Janeiro per chi sbarca all’aeroporto internazionale. Dietro tristi pannelli, ufficialmente antirumore, e tra i fetori di un mare morto da tempo, vivono 130.000 abitanti in quello che è definito «complesso» di una dozzina di favelas. Il tassista che sfreccia verso gli alberghi sulle spiagge raccomanda finestrini chiusi. Per l’odore nauseabondo e il «non si sa mai».
Veniva da qui Marielle Franco, 38 anni, consigliere comunale, morta ammazzata mercoledì sera a causa della lotta coraggiosa per i diritti della sua gente, povera e di colore come lei. In primo luogo il diritto di non finire ammazzata per mano degli squadroni della polizia. E la sua è stata una vera e propria esecuzione. Sapevano tutto: che lei era in quell’auto, seduta dietro, sono andati a colpo sicuro nonostante la notte e i vetri scuri.
Dalla macchina affiancata al semaforo sono partiti dieci colpi, che hanno ucciso Marielle insieme ad Anderson Gomes, l’autista. In perfetto stile mafioso: tappare una bocca e spaventare le altre.
Era appena uscita da un dibattito pubblico sul tema a lei più caro, la violenza sulle donne nelle aree di rischio, tutto filmato sui social. E alle 21,30, nel mezzo di un’importante partita del Flamengo per la coppa Libertadores, il tam tam della rete ha sconvolto la vita dei tanti abitanti di Rio che la conoscevano e l’avevano votata.
Nel 2016, esordiente in politica, Marielle Franco aveva preso 46.000 preferenze, la quinta più votata alle comunali. Militava in un piccolo partito di sinistra, il Psol, da sempre in prima linea a Rio sul tema dei diritti umani. Con il leader del partito, Marcelo Freixo, Marielle aveva lavorato per anni. A causa delle loro accuse sugli abusi di forza della polizia, qualcuno li definiva «amici dei banditi». Freixo è anche diventato personaggio di un film sulla violenza a Rio che ha fatto il giro del mondo, Tropa de Elite.
Ha dunque il suo primo omicidio eccellente la nuova guerra di Rio de Janeiro, deflagrata dopo i «fasti» dei Mondiali di calcio e delle Olimpiadi. Con la classe politica corrotta spazzata via dai giudici, i narcos e le milizie paramilitari si sono ripresi gli spazi perduti negli anni in cui la città era sotto gli occhi del mondo.
Il governo centrale ha risposto commissariando Rio con i militari, e il governatore è stato esautorato da un generale poche settimane fa. Contro questa misura estrema, possibilmente foriera di altre morti e brutalità nelle favelas, lottava Marielle Franco.
Qualche giorno fa, il suo gruppo politico aveva convocato a Rio i giornalisti stranieri per lanciare una iniziativa di monitoraggio e denuncia sull’intervento dei militari a Rio. Ma chi l’ha uccisa dunque? La polizia corrotta, le milizie, i narcos? In tanti potrebbero aver avuto questo interesse.
Quattro giorni prima di morire Marielle aveva denunciato la morte ingiustificata di due giovani, alla periferia nord di Rio, per mano della polizia. Appena poche ore prima dell’agguato, aveva scritto su Twitter: «Quante altre persone dovranno morire prima che questa guerra finisca?». Soltanto la scorsa notte a Rio sono state ammazzate cinque persone. Tra loro Marielle e Anderson.

Rocco Cotroneo,
Corriere.it del 15 marzo 2018
 
 

 


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