mercoledì 28 maggio 2014

ARENA DI PACE E DISARMO



Verona, 25 aprile 2014
intervento di Alex Zanotelli



Buona sera a tutti voi! Ho pochissimi minuti. Cercherò di essere il più stringato possibile.

Questo è un piccolo miracolo : dopo 11 anni ci siamo ripresi l’Arena! Questo è il vero miracolo che  è avvenuto. E questo grazie a tutti voi, siete voi l’Arena di Pace, siete voi il popolo della pace. Grazie in particolare a tanti volti giovani che vedo qui: questa è la bella notizia di questa sera. I giovani in mezzo a noi!

Io sono un vecchio, appartengo ad una generazione nata a partire dalla seconda guerra mondiale, che rischia di essere la generazione più maledetta della storia umana. Perché nessuna generazione come la mia,  ha distrutto e violentato il pianeta a tal punto come l’ha fatto questa mia generazione.  A questi giovani dobbiamo chiedere perdono e glielo chiedo anche a nome di questa mia generazione . Perdonateci giovani, tocca a voi. Non siete il futuro del mondo. Siete l’unico presente che abbiamo.

Grazie per i tanti volti che ho potuto abbracciare prima e che spero di vedere dopo, è bella quest’amicizia che dura da una vita.
Permettetemi semplicemente di iniziare con le parole di Martin Luther King “  We have  power  Noi abbiamo potere.
“È  potere che non si trova nelle bottiglie molotov, ma noi abbiamo un potere.
Un potere che non si trova nelle pallottole o nelle pistole, ma noi abbiamo un potere.
È un potere antico come la saggezza di Gesù di Nazareth, come le tecniche del Mahatma Gandhi.”
 Sono un convertito alla nonviolenza attiva. Mi sono convertito a 50 anni , quando ero direttore di Nigrizia. Sono un seguace di quel povero Gesù di Nazareth che ha inventato la nonviolenza attiva.
Come  prete e come missionario mi pongo questa domanda :quand’è che chiese (cattolica, protestante, ortodossa) dichiareranno pubblicamente che è Gesù che ha inventato la nonviolenza attiva?

La nonviolenza attiva è una forza crescente nell’umanità grazie a tanti giganti come Gandhi , Martin Luther King , ma anche  a tantissime persone che hanno camminato con noi e sono con noi  in questo momento, da Tonino Bello a don Milani e a don Mazzolari. Ricordiamo Balducci e Turoldo che erano qui con noi  in una delle grandi Arene, l’Arena del ‘91. Ricordiamo uomini come Capitini che stiamo dimenticando. Sono compresenti , parte di questa grande assemblea dell’Arena.

Eccoci qui per fare che cosa? Siamo arrivati ad un punto della storia umana che ,” o scegliamo la nonviolenza, o -,come diceva Martin Luther King-, la non esistenza”. Cioè siamo arrivati ad un punto della storia umana in cui l’umanità deve decidersi a fare un salto di qualità, e non parlo soltanto delle armi , ma ormai di un sistema economico finanziario, protetto da potentissime armi che stanno pesando su questo ecosistema a tal punto che il pianeta non ci sopporta più.

Noi a Napoli questo sistema lo chiamiamo Ò Sistema. Perché  O’ Sistema non è solo la camorra, ma anche questo sistema economico finanziario dove le banche governano, siamo sotto dittatura delle banche. Papa Francesco ci parla di una” dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano “. Oggi stanno facendo soldi con i soldi. Siamo arrivati all’assurdità di avere un milione di miliardi di dollari che girano nella speculazione finanziaria, mentre l’economia reale rappresenta soltanto sessanta mila miliardi di dollari. Questa è  follia totale. Il nostro è un sistema che permette al 20% del mondo di papparsi da solo il 90% dei beni prodotti su questo pianeta. Notate : il 20% vuol dire 1 miliardo su 7 miliardi che si pappano il 90% dei beni di questo mondo!

Un sistema folle dove gli 85 uomini più ricchi al mondo ( il primo è Bill Gates), hanno   l’equivalente di 3 miliardi e mezzo dei più poveri.

È follia totale la nostra! Sono un missionario, missionario Comboniano, che ha sentito sulla sua pelle  che cosa vuol dire vivere nell’inferno umano di una bidonville come Korogocho. Noi missionari siamo testimoni oculari di quello che sta avvenendo. La pauperizzazione non  è solo del sud del mondo, ma anche del sud d’Italia (e non solo!). Vivendo a Napoli, al rione Sanità, sono testimone di quessto impoverimento. È il sistema che fa questo. È un sistema che sta portando  a questo. Noi missionari siamo testimoni di tre miliardi di essere umani che devono accontentarsi  di 2 € al giorno.  Siamo testimoni di 800 milioni di persone che fanno la fame, di 50 milioni di persone all’anno che ammazziamo per fame. È una guerra mondiale che facciamo contro i poveri del mondo! Come missionari vogliamo mettere sotto accusa, con forza questo Sistema. In una delle Arene è stato detto “ Quando l’economia uccide, dobbiamo cambiare”.
Questo è un sistema economico finanziario , protetto da potentissime armi che permettono al 20% del mondo di continuare a papparsi tutto, in barba a tutti. Gli ultimi dati del SIPRI sono chiari. Nel  2013,  a livello mondiale abbiamo speso 1.747 miliardi di $, che vuol dire quasi 5 miliardi di $ al giorno spesi in morte invece che in vita.
Nel 2012 ,in Italia , abbiamo speso 26 miliardi di euro a cui bisogna aggiungerne altri 15 per gli F35, equivalente alla manovra ‘lacrime  e sangue ‘del governo Monti.
Ma queste spese folli sono necessarie per proteggere i privilegi di pochi . Aveva ragione il grande arcivescovo Hunthausen di Seattle, quando ha detto: “Per noi americani abbandonare la bomba atomica significherebbe abbandonare il nostro posto privilegiato in questo mondo”. Noi, con gli Stati Uniti e la NATO, siamo parte di questo sistema. Il 70% delle spese mondiali è fatto dagli Stati Uniti e dalla NATO.
E papa Francesco ha detto che, ”se abbiamo le armi, dobbiamo fare la guerra”.  Come missionari , siamo testimoni di queste guerre. in particolare, come  comboniani stiamo tremando sia per il sud Sudan che per il Centro Africa ,dove sono ormai in atto  guerre civili spaventose, per  i Nuba  del Sudan  costantemente bombardati, per Il Congo . Le guerre le facciamo ,sapete bene ,per mettere le mani sulle materie prime, sugli idrocarburi.La guerra in Congo 96/99 ha fatto 4 milioni di morti e la ragione l’abbiamo nelle nostre tasche . Infatti l’80% del coltan, minerale necessario per i nostri telefonini, viene dal Congo!

Ricordiamoci che queste guerre sono fatte anche con le nostre armi. L’Italia produce tante armi pesanti ma anche tante armi di piccolo calibro, che sono soprattutto quelle che ammazzano di più, in particolare in Africa. Dobbiamo incominciare a chiedere al Governo una seria politica di riconversione delle nostre fabbriche d’armi, trasformandole in industria civile che investa nella vita.

Ma questo sistema economico finanziario, che permette a pochi di vivere da nababbi (protetti da spese folli in armi) , a spese di molti impoveriti, sta  talmente pesando sull’ecosistema che ci sta saltando il pianeta Terra. Il pianeta andrà avanti, ma non sopporterà più la presenza di Homo Sapiens. Gli scienziati dell’ONU del 27 settembre scorso (2013), dicono che  se andiamo avanti a vivere con questo stile di vita,  a fine secolo avremo 3° in più se ci va bene, 5° e mezzo se ci va male. Per i paesi mediterranei avremo sui 6/7°in più.

Questo sistema è un sistema di morte, ammazza per fame, ammazza per guerra e ammazza il pianeta. Se vogliamo la pace, dobbiamo uscire da questo sistema di guerra perpetua. Noi non vogliamo morire, vogliamo vivere ! Ecco il grido che deve uscire da questa Arena. Se l’economia uccide, se la  finanza uccide, dobbiamo cambiare, dobbiamo dire no alla finanza speculativa con tutti i suoi derivati. No a tutte queste banche  armate, alle  banche che finanziano anche il nucleare. Dobbiamo proseguire la ‘Campagna Banche Armate’ . Dobbiamo dire di sì alla  Banca Etica, alle MAG (Mutuo Autogestione). SI’ alle banche pubbliche che non esistono più in questo Paese: realizziamole noi! A livello economico, dobbiamo dire no allo stile di vita  del 20%  del mondo  che si pappa il 90% dei prodotti e dire sì ai nuovi stili di vita. Ringraziamo per il lavoro della Rete Interdiocesana per i nuovi stili di vita di padre Adriano Sella. I nuovi stili di vita  vanno dalle relazioni umane al riciclaggio totale.In questo spirito, un sì alla giustizia sociale, un sì all’accoglienza ed integrazione degli immigrati con un no al razzismo di Stato,  dalla Bossi-Fini ai decreti Maroni.

In campo militare un NO  alla bomba atomica. La bomba atomica in sé è peccato, è la negazione della vita. No alle 200 bombe atomiche presenti in Europa . No alle 70 bombe atomiche presenti sul nostro territorio. Come è concepibile che Obama abbia chiesto ed ottenuto dal Congresso Americano 11 miliardi di dollari per modernizzare le  200 bombe atomiche in Europa? Il Parlamento Europeo nel 2004 ha chiesto la rimozione di queste bombe dall’Europa e questo deve avvenire.Dall’Arena deve levarsi un altro grido forte: NO a queste bombe in Europa e in Italia. Un no altrettanto forte contro la base militare Sigonella, capitale mondiale dei droni. I droni sono immorali! Un no al MUOS a Niscemi, che  diventerà  capitale mondiale delle comunicazioni militari. L’Italia sta  diventando il cuore del sistema militare mondiale. Non possiamo accettarlo!

Gridiamo invece il nostro Sì alla Vita. Un Sì al al lancio della Campagna per creare un  dicastero della Difesa Non Armata. La Costituzione lo prevede e la Corte Costituzionale l’ha confermato. Per questo chiediamo al governo investimenti per potenziare la Difesa Non Armata, e ai cittadini di costituirsi con l’opzione fiscale.
 
E si levi dall’Arena un No ai cappellani militari nell’esercito.
Basta guerre! Lo diciamo nel primo centenario della Prima Guerra Mondiale, definita da Papa Benedetto XVII un’ “inutile strage”. È stata totalmente inutile. In questi 100 anni abbiamo combattuto oltre 140 guerre. Ci siamo sbranati a vicenda ! Basta!Ecco perché siamo in Arena, per creare finalmente, come abbiamo fatto per l’acqua, un Movimento che aggreghi tutti per farci ascoltare dal nostro Governo ,per farci ascoltare in Europa. Devono ascoltare il popolo. Noi vogliamo vita, non armi, non guerre.
Come credente nel Dio della vita, come seguace di quel povero Gesù di Nazareth, come missionario che porta nella sua nella mia carne la sofferenza di chi vive negli inferni umani, supplico tutti voi cittadini italiani e tutti coloro che si riconoscono nella Costituzione Italiana che ripudia la guerra e tutti i cristiani che si riconoscono nella magna carta del Discorso della Montagna, ad unirsi insieme per debellare il cancro della militarizzazione che sta divorando le nostre risorse, uccidendo milioni di persone. Noi vogliamo che i nostri soldi non vengano spesi in morte ma in vita. Tutti, credenti e non, diamoci da fare davvero perché vinca la vita.

E vorrei concludere chiedendovi una cosa. Qui è risuonata la voce del grande Tonino Bello: “ In piedi costruttori di pace!” Mettiamoci tutti in piedi, teniamoci per mano e diciamo tutti insieme, sentendo che Tonino è in mezzo a  noi  

                                              IN PIEDI COSTRUTTORI DI PACE!!!!
                                                                 Grazie a voi

venerdì 23 maggio 2014

Le "donne dei preti" scrivono al papa

Ventisei donne che si dicono «coinvolte sentimentalmente con un sacerdote o religioso» chiedono a Bergoglio di essere ricevute e di rivedere la legge sul celibato obbligatorio dei sacerdoti: «Forse», scrivono, «ben poco si conosce della devastante sofferenza a cui è soggetta una donna che vive con un prete la forte esperienza dell'innamoramento. Vogliamo, con umiltà, porre ai tuoi piedi la nostra sofferenza affinché qualcosa possa cambiare non solo per noi, ma per il bene di tutta la Chiesa»



La questione non è nuova ma è forse la prima volta che viene posta in maniera così netta e direttamente al Papa. «Caro Papa Francesco, siamo un gruppo di donne da tutte le parti d'Italia (e non solo) che ti scrive per rompere il muro di silenzio e indifferenza con cui ci scontriamo ogni giorno. Ognuna di noi sta vivendo, ha vissuto o vorrebbe vivere una relazione d'amore con un sacerdote, di cui è innamorata».

Questo l'incipit di una missiva, rivelata da Vatican Insider, arrivata nei giorni scorso a Bergoglio e firmata da 26 donne che affermano di vivere relazioni sentimentali con alcuni sacerdoti. La richiesta a Bergoglio è esplicita: per evitare di far vivere una relazione clandestina al prete, forse sarebbe meglio rivedere il celibato obbligatorio. E chiedono di essere convocate in Vaticano «per portare davanti a te umilmente le nostre storie e le nostre esperienze, sperando di poter attivamente aiutare la Chiesa, che tanto amiamo, verso una possibile strada da intraprendere con prudenza e giudizio».

Le firmatarie danno del tu al Papa e usano un linguaggio colloquiale: «Come tu ben sai sono state usate tantissime parole da chi si pone a favore del celibato opzionale, ma forse ben poco si conosce della devastante sofferenza a cui è soggetta una donna che vive con un prete la forte esperienza dell'innamoramento. Vogliamo, con umiltà, porre ai tuoi piedi la nostra sofferenza affinché qualcosa possa cambiare non solo per noi, ma per il bene di tutta la Chiesa».
Queste donne, rivelano, si sentono davanti a un bivio: continuare ad amare nel segreto i loro compagni o costringerli ad abbandonare il sacerdozio. «Quando, straziati da tanto dolore, si decide per un allontanamento definitivo, le conseguenze non sono meno devastanti e spesso resta una cicatrice a vita per entrambi. Le alternative sono l'abbandono del sacerdozio o la persistenza a vita di una relazione segreta».

Poi proseguono: «Nel primo caso la forte situazione con cui la coppia deve scontrarsi viene vissuta con grandissima sofferenza da parte di entrambi: anche noi donne desideriamo che la vocazione sacerdotale dei nostri compagni possa essere vissuta pienamente, che possano restare al servizio della comunità, a svolgere la missione che per tanti anni hanno svolto con passione e dedizione, rinvigoriti adesso ancor di più dalla forza vitale dell'amore che hanno scoperto insieme a noi, che vogliamo sostenerli e affiancarli nel loro mandato».  

«Nel secondo caso, ovvero nel mantenimento di una relazione segreta - si legge ancora nella lettera - si prospetta una vita nel continuo nascondimento, con la frustrazione di un amore non completo che non può sperare in un figlio, che non può esistere alla luce del sole. Può sembrare una situazione ipocrita, restare celibi avendo una donna accanto nel silenzio, ma purtroppo non di rado ci si vede costretti a questa dolorosa scelta per l'impossibilità di recidere un amore così forte che si è radicato comunque nel Signore».  

Secondo queste donne, il servizio totale «a Gesù e alla comunità» sarebbe svolto «con maggiore slancio da un sacerdote che non ha dovuto rinunciare alla sua vocazione all'amore coniugale, unitamente a quella sacerdotale, e che sarebbe anche supportato dalla moglie e dai figli». Sul celibato dei preti, se lasciarlo obbligatorio o meno, si discute da tempo all'interno della Chiesa.

Nel dialogo con il rabbino Abraham Skorka pubblicato nel libro Il cielo e la terra, l'allora cardinale Bergoglio aveva detto: «È un tema che viene discusso nel cattolicesimo occidentale, su sollecitazione di alcune organizzazioni. Per ora si tiene ferma la disciplina del celibato. C'è chi dice, con un certo pragmatismo, che stiamo perdendo manodopera. Se, per ipotesi, il cattolicesimo occidentale dovesse rivedere il tema del celibato, credo che lo farebbe per ragioni culturali (come in Oriente), non tanto come opzione universale. Per il momento - continuava Bergoglio - io sono a favore del mantenimento del celibato, con tutti i pro e i contro che comporta, perché sono dieci secoli di esperienze positive più che di errori... La tradizione ha un peso e una validità. I ministri cattolici scelsero gradualmente il celibato. Fino al 1100 c'era chi lo sceglieva e chi no... è una questione di disciplina e non di fede. Si può cambiare. Personalmente a me non è mai passata per la testa l'idea di sposarmi».  

Bergoglio però ha sempre messoi in guardia dalla doppia vita dei sacerdoti. «Se uno viene da me e mi dice che ha messo incinta una donna, io lo ascolto cerco di tranquillizzarlo e poco a poco gli faccio capire che il diritto naturale viene prima del suo diritto in quanto prete. Di conseguenza deve lasciare il ministero e farsi carico del figlio, anche nel caso decida di non sposare la donna. Perché come quel bambino ha diritto ad avere una madre, ha anche diritto ad avere un padre con un volto. Io mi impegno a regolarizzare tutti i suoi documenti a Roma, ma lui deve lasciare tutto. Ora, se un prete mi dice che si è lasciato trascinare dalla passione, che ha commesso un errore, lo aiuto a correggersi. Ci sono preti che si correggono, altri no. Alcuni purtroppo non vengono nemmeno a dirlo al vescovo». Correggersi, per Bergoglio significa «fare penitenza, rispettare il celibato. La doppia vita non ci fa bene, non mi piace, significa dare sostanza alla falsità. A volte dico loro: "Se non sei in grado di sopportarlo, prendi una decisione"».

Sul celibato, in ogni caso, i predecessori di Bergoglio e gli stessi Sinodi dei vescovi sono stati concordi nel mantenerlo. Benedetto XVI nel novembre 2009 con la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus istituiva gli Ordinariati anglo-cattolici. Nel secondo paragrafo dell'articolo 6 della costituzione, dopo che in precedenza si era ribadita la regola del celibato per il futuro, Ratzinger stabiliva la possibilità di «ammettere caso per caso all’ordine sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede».

Brasile, la questione agraria

Il Consiglio Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) discute ed approva un documento importante sulla questione agraria brasiliana
(trad. di Antonio Lupo – Amigos MST Italia)
Dal 30 aprile al 9 maggio, 2014, tutti i vescovi della Chiesa cattolica brasiliana si sono riuniti nella città di Aparecida, Sao Paulo, per la loro Assemblea annuale, e hanno analizzato ed approvato un documento importante sulla questione agraria brasiliana.
Il documento è il risultato dell'elaborazione degli ultimi cinque anni, e fa un'analisi della realtà attuale, riflettendo sulle sfide e proponendo alternative ai temi trattati, partendo dalla dottrina sociale della Chiesa.
Il documento, approvato all'unanimità, è di 44 pagine e sarà presto a disposizione del pubblico.
In esso è presente una forte condanna da parte dei vescovi brasiliani dell'uso dei semi transgenici, del controllo oligopolistico che i grandi gruppi economici stanno facendo degli alimenti, trasformandoli in meri oggetti di massimo profitto. E' presente anche una condanna del governo, per il fatto di non limitare la proprietà privata delle risorse idriche del paese.
Di seguito alcuni estratti del documento su questi aspetti.
 
ESTRATTI DAL DOCUMENTO DELLA CHIESA SULLA QUESTIONE AGRARI BRASILIANA ALL'INIZIO DEL SECOLO XXI.

178. Che il potere pubblico garantisca incentivi economici a chi preserva la natura, in particolare la foresta amazzonica e il Cerrado. La lotta dei piccoli agricoltori per la conservazione ambientale dovrebbe essere riconosciuta e ricompensata per il servizio che fanno a tutta l'umanità.
179. Anche se è stato adottata una legge sulla biosicurezza, è un nostro dovere pastorale di continuare a manifestare contro la semina e la vendita di sementi geneticamente modificate. Sono molto precari gli studi conclusivi sui rischi per la salute umana e gli effetti collaterali sulla biodiversità delle specie correlati alle sementi transgeniche.

182. Abbiamo timore che le grandi imprese, il cui obiettivo primario è il profitto, controllino il grano.
Si tratta di una vera e propria minaccia alla sovranità e alla sicurezza alimentare dei popoli, perché crea dipendenza dei produttori e progressiva esclusione dei più poveri.
183. E' inaccettabile l'atteggiamento del governo brasiliano che si rifiuta di riconoscere il diritto all'acqua come un diritto fondamentale della persona umana.
I diritti umani non possono essere soggetti alle pressioni politiche o di aziende interessate a trasformare l'acqua in una merce.