domenica 30 marzo 2014

La fabbrica del fumo


Leggiamo su un sito online la risposta dell'Arch. Paolo Foietta ad un articolo apparso su L'Eco del Chisone la scorsa settimana, come al solito l'anima creativa riesce a squarciare la dura scorza del funzionario di lungo corso.
Innanzitutto si preoccupa di spiegarci perché gli atti di ATO-R e dei consorzi siano legittimi, nonostante la loro certificata decadenza, sostiene che questi enti saranno nel pieno delle loro funzioni fino alla creazione delle nuove conferenze d'ambito. Peccato che in questa fase di terremoto istituzionale la Provincia non potrà costituire la Conferenza d’Ambito. In questo spazio vuoto si inserisce un ente ATOR delegittimato ma forte di una proposta sostenuta da chi ha gestito i rifiuti negli ultimi 20/30 anni con risultati disastrosi.
A noi invece questa certezza granitica non sembra per nulla giustificata, i nostri legali stanno facendo le dovute  valutazioni e pensiamo di poter quanto meno mettere in guardia chiunque voglia investire in questo carrozzone, sulle sue fondamenta d'argilla.
Foietta rivendica la possibilità di creare una grande azienda di smaltimento e di avere una visione diversa rispetto ad ACEA perché “il percorso d’integrazione societaria propone soluzioni diverse; ognuno può scegliere la sua ricetta, ed ACEA lo sta facendo, ma non capisco in virtù di cosa Prinzio dovrebbe impedire ad altri di preferire altre soluzioni, quali la società metropolitana.” Purtroppo, il percorso messo in campo NON prevede che ognuno possa scegliere soluzioni diverse, ma si delinea come un’unica soluzione per tutti: stessa tariffa, stessa gestione, stesso gestore sia per raccolta (costi) che per lo smaltimento (ricavi). Il tutto blindato per 20 anni.
I dirigenti di ACEA, che evidentemente non hanno l'anello al naso, capiscono perfettamente che in uno scenario dominato da un gigante non ci sarebbe più spazio per delle politiche alternative. A pagare le conseguenze di questo progetto sarebbero tutte le realtà sane della provincia, con elevati livelli di raccolta differenziata, pensiamo al Chierese, per esempio. Ai singoli comuni non resterebbe che il triste diritto a ratificare decisioni prese dai consigli di amministrazione delle società private investitrici.
L'architetto di questa meraviglia “epocale” (sic!) che dovrebbe essere rappresentata dall'azienda metropolitana di smaltimento la ritiene  “l’unica soluzione possibile per migliorare i ricavi, raggiungere gli obiettivi di legge e magari ridurre i costi del servizio ai cittadini.” per noi invece che, riteniamo i rifiuti un bene comune, non c'è alcun profitto da fare ma soltanto un'oculata gestione che porti alla loro progressiva riduzione ed al minor impatto possibile sulla salute dei cittadini e sulle casse delle amministrazioni. Tra l'altro siamo stufi di sentir parlare di “ soluzioni uniche”, i rappresentanti di una classe politica che ha avuto il coraggio di aprire un inceneritore nel 2013 presentandolo come il futuro radioso quando è risaputo che le alternative all'incenerimento esistono e sono altrettanto efficaci con costi sociali infinitamente inferiori.
E' interessante la frase “Un percorso di quasi un anno, decine di riunioni, centinaia di pagine di studi ed analisi prodotte, condiviso da tutti....”. Ecco di queste centinaia di pagine che dovrebbero convincerci della bontà del progetto siamo riusciti a vedere una serie di slides che usando più la cosmetologia che la logica promettono di tutto e di più senza uno straccio di valutazione economica (seria). Non mettiamo in dubbio la loro esistenza, ma sembra che questa produzione Tolstoiana di carta sia rimasta confinata nelle segrete stanze dei nostri amministratori che si sono ben guardati dal condividerle con i cittadini e le associazioni. Si prospettano tariffe più basse, maggiori guadagni per i gestori, percentuali più alte e una qualità migliore della raccolta differenziata, ma non si trova uno numero una percentuale un obiettivo concreto, verificabile, non si spiega neppure qual è la situazione economica di partenza delle società che debbono essere accorpate. Si bandisce una gara per la privatizzazione del 49% di un organismo che è, forse, solo nella testa dei creatori (creativi) di questa entità “epocale”.
L'unica certezza che possiamo dedurre da questa montagna di fumo (che cosa aspettarsi del resto da chi ci ha messo alle porte della città un camino che emette milioni metri cubi di “vapore acqueo” ?) è l'ennesima rapina ai danni dei cittadini.
I rifiuti sono un altro bene comune sui quali gli avvoltoi da tempo hanno puntato il loro sguardo, l'azienda unica è la quadratura del cerchio, un monopolio al servizio di un altro monopolio (l'inceneritore), che per 20 anni stabilirà le tariffe che alla fine saranno dettate dal profitto di chi ha investito nelle società privatizzate.
Un'altra cosa che facciamo difficoltà a capire è come farà il nascente moloch a conciliare l'economia di scala (diminuzione dei costi in relazione alla crescita dei volumi), con la tariffa puntuale che dovrebbe premiare chi produce meno rifiuti. Considerando che tutto l'indifferenziato andrà al Gerbido e che lo smaltimento e la raccolta saranno in mano alla stessa azienda dovremmo credere che questa rinuncerebbe alla sua materia prima (i rifiuti) per aumentare la raccolta differenziata?
Forse potranno esserci davvero delle economie di scala nella gestione della raccolta (con costi a livello occupazionale ancora tutti da definire), ma i signori di ATO-R ci risparmino la fiaba della tariffa puntuale. Il sistema che si va creando DEVE garantire all'inceneritore 421.000 tonnellate di rifiuti/anno per i prossimi 20 anni (ma forse anche 30) tutto il resto è fuffa. Ovunque si parla di politiche di riduzione dei rifiuti, qui andiamo verso la cristallizzazione per 4-6 lustri, un lungo inverno della ragione, decretato da persone che in pieno XXI secolo hanno la testa ancora rivolta al secolo del petrolio e dello smog.
Un'ultima beffa è il peana che Foietta fa delle potenzialità della raccolta differenziata, in realtà sarebbe l'unica parte dell'intervento che potremmo condividere, non fosse che in questo Paese non c'è un minimo di memoria storica. Qualora ci fosse davvero da parte della provincia la volontà di puntare fortemente su politiche di riduzione dei rifiuti, di riciclo, di riuso di valorizzazione delle materie prime secondarie, l'ultimo che potrebbe occuparsene è sicuramente colui che lascia come principale eredità ai nostri figli un impianto come quello del Gerbido che non potrebbe essere più distante a livello culturale ma anche operativo dalla strategia Rifiuti Zero.
Tra l’altro è notizia di oggi che questo impianto (vogliamo definirlo “epocale”?) proseguirà il suo esercizio provvisorio a causa degli innumerevoli incidenti che ne hanno funestato il primo anno di (mal)funzionamento. Continuiamo a pensare che se nel 2006 invece di progettare una bomba ecologica nel cuore di un territorio già martoriato si fosse pensato a ridurre, recuperare e riciclare i rifiuti, non staremmo a parlare di emergenza ma di un’eccellenza invidiata da tutto il mondo, nella città più “smart” del pianeta…..

Torino 28 marzo 2014

Ufficio Stampa
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domenica 9 marzo 2014

Marianella García Villas, Antigone del secolo scorso

di Alessandra Bernocco
(“Europa”, 8 marzo 2014)

El Salvador è un paese più piccolo della Sicilia, con alle spalle una lunga storia di oppressioni e ribellioni sempre domate con la forza militare.
Dalla conquista dell’America all’occupazione spagnola del sedicesimo secolo, fino all’intromissione degli Stati Uniti che con la Risoluzione 56 del 1965 autorizza i soldati americani a intervenire in qualsiasi paese latino-americano in cui esista il pericolo di sovversione.
Passando per le insurrezioni degli indios che videro la decapitazione in pubblica piazza del loro capo, per il golpe che depose il primo presidente liberamente eletto nel 1931, per la matanza de los comunistas del 1932 che fece trentamila vittime.
Negli anni Sessanta del secolo scorso la popolazione di poco più di due milioni di abitanti contava 800.000 disoccupati o sottoccupati ridotti in schiavitù dall’oligarchia dominante. E un governo militare e paramilitare repressivo schierava contro le prime formazioni democratiche milizie private e squadroni della morte.
In questo contesto si colloca l’opera di Marianella García Villas, l’avvocata dei poveri e dei contadini, figlia privilegiata della ricca borghesia ma eletta in parlamento dalle donne dei mercati.
La studentessa militante che amava suonare, dipingere e scrivere racconti, ma che sceglie la lotta a fianco del popolo e degli oppressi. E con loro si identifica in un totalizzante e rischioso processo di conversione. Marianella viene uccisa a trentaquattro anni nella giurisdizione di Suchitoto mentre stava raccogliendo le prove sull’uso di armi chimiche contro la popolazione civile da parte dei militari.
Era il 13 marzo 1983 e in quei giorni si trovava in visita pastorale Giovanni Paolo II. Il Salvador versava in piena guerra civile ma il papa non volle rinunciare alla visita alla tomba dell’arcivescovo Oscar Romero, ucciso da un sicario tre anni prima su mandato del leader del partito nazionalista conservatore.
Una figura, quella di Romero, “compromessa” politicamente a causa (e grazie) al suo impegno e alle ribadite denunce nei confronti del regime repressivo, nella quale Marianella aveva trovato un interlocutore di fiducia.
Della loro collaborazione, della loro amicizia, del loro indefesso e programmatico impegno a favore degli ultimi è testimonianza il recente volume scritto da Anselmo Palini e pubblicato dall’Editrice Ave in cui si ripercorre il passato prossimo del Salvador, a partire dalla militanza politica e religiosa di questa donna simbolo, «portatrice – scrive Raniero La Valle nella prefazione – di una storia dal significato universale e durevole». Marianella Garcìà Villas «avvocata dei poveri, difensore degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi»: un libro importante per celebrare degnamente anche il nostro 8 marzo.

Presidenziali in Salvador

DOMENICA IL BALLOTTAGGIO:
“SERVE UN PROGETTO PAESE”

“Tutti gli ultimi sondaggi coincidono nell’attribuire al Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln) la stragrande maggioranza delle preferenze e a far crescere la distanza fra il partito di governo e l’opposizione conservatrice di Arena (Alianza Republicana Nacionalista) rispetto al primo turno; era del 10%, oggi è del 12-14%”: a parlare con la MISNA del ballottaggio delle elezioni presidenziali di domenica è padre Andreu Oliva, rettore dell’Università centroamericana José Simeón Cañas (Uca), prestigioso istituto retto dai Gesuiti a San Salvador.
Tutto indica, dunque, che domenica i salvadoregni daranno continuità alla sinistra salita al governo nel 2009 con l’oggi presidente uscente Mauricio Funes, dopo 20 anni di potere della destra, inclusi gli ultimi della guerra civile (1980-1992). A meno di difficili sorprese, Salvador Sánchez Cerén, classe 1944, dirigente di spicco del partito dell’ex guerriglia, dovrebbe quindi farcela comodamente contro l’ex sindaco della capitale Norman Quijano.
“Si osserva anche da parte della popolazione una maggiore fiducia nel processo elettorale, rispetto al primo turno, più interesse a venire a votare e potremmo supporre quindi che ci sarà maggiore affluenza. Anche di quelli che sono rimasti a casa al primo turno, secondo i sondaggi il 55% voterebbe per il Fmln, il 45% per Arena” spiega padre Oliva.
La campagna elettorale, racconta il rettore della Uca, è stata segnata dallo scontro di due modelli opposti: “I detrattori del Fmln agitano lo spettro che se Sánchez Cerén dovesse vincere, si instaurerebbe il cosiddetto Socialismo del XXI secolo venezuelano. Arena si propone invece come partito che difende la democrazia e l’economia di mercato, la libertà e con tutto quello che sta accadendo in Venezuela la sua propaganda presenta Sanchez Cèren come un emulo della Rivoluzione Bolivariana” aggiunge il nostro interlocutore.
Ma di cosa ha bisogno più che mai oggi il Salvador, poco più di sei milioni di abitanti, un terzo dei quali emigrati all’estero? A cosa dovrebbe dare priorità il nuovo presidente?
“Ciò di cui più il Salvador ha bisogno è un progetto di paese, il più consensuale possibile, a lungo termine e che veda tutti impegnati, a prescindere dalle sigle. Perché ci sono grandissimi problemi da risolvere e tutti si trascinano da molto tempo” risponde il rettore della Uca. “Una grande fetta della popolazione, il 40%, è esclusa, vittima della forte disuguaglianza. Il 20% dei più ricchi assorbe il 50% delle ricchezze. Inoltre l’insicurezza, legata alle poche opportunità date ai giovani poveri di lavorare e studiare, fa spazio alle ‘pandillas’ (gruppi criminali giovanili, ndr) che diventano veri e propri poli d’attrazione per la gioventù. Danno loro un’identità, su un cammino che di certo non è legale né corretto, ma offre una sorta di realizzazione delle loro vite. Basti pensare che la disoccupazione è al 50% e si vive soprattutto di economia informale, lavori duri e umili, senza previdenza di alcun genere, solo per garantirsi la sussistenza”.
La situazione, sottolinea infine padre Oliva, è peggiore nelle campagne: “C’è una netta divisione fra aree rurali e urbane, ad esempio sul salario. Quello rurale corrisponde a meno della metà di quello urbano. Nelle campagne i servizi sono nettamente inferiori, dall’istruzione alla sanità. Con il governo Funes certamente le cose sono migliorate, ma una grande fetta di popolazione resta esclusa. Creare posti di lavoro è fondamentale e aiuterebbe a diminuire l’emigrazione. E occorre mettere fine all’insicurezza: anche in questo caso la soluzione non è facile e passa per la repressione della delinquenza ma anche nell’offrire alternative ai giovani, per farli entrare davvero a pieno titolo nella vita del paese”.

(Va ricordato che Arena è il partito fondato dal maggiore dell’esercito Roberto D’Aubuisson. Secondo la Commissione della Verità delle Nazioni Unite, creata per fare luce sulle atrocità della guerra civile, fu D’Aubuisson il mandante dell’omicidio di monsignor Oscar Arnulfo Romero, ucciso il 24 marzo 1980. La Uca è invece ricordata anche per la strage di sei religiosi gesuiti, di una loro collaboratrice e della figlia adolescente il 16 novembre del 1989. I soldati del battaglione anti-guerriglia Atlacatl, addestrato negli Stati Uniti, fecero irruzione nell’ateneo, assassinando il rettore, il gesuita spagnolo Ignacio Ellacuría, insieme ai confratelli spagnoli Ignacio Martin Baro, Segundo Montes, Amando Lopez, Juan Ramon Moreno, e al salvadoregno Joaquin Lopez, oltre alla cuoca Elba Julia Ramos e a sua figlia quindicenne Celina Mariceth Ramos. Inizialmente il governo tentò di attribuire la responsabilità dell’eccidio alla guerriglia del Fmln. vedi anche archivio MISNA)

sabato 1 marzo 2014

Trattato di libero scambio USA-UE

T-TIP      (PARTENARIATO TRANSATLANTICO PER IL COMMERCIO E GLI INVESTIMENTI)
                                                                                                                          
In questa campagna elettorale per il Parlamento Europeo, riteniamo estremamente importante un serio dibattito, non solo in Italia, ma in tutti i 28 paesi della UE, sul Trattato di libero scambio fra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, noto come Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (T-TIP).
Le trattative iniziate in tutta segretezza lo scorso luglio, a Washington, sono condotte da un pugno di esperti della Commissione Europea e dal Ministero del Commercio USA. A dicembre, sempre a Washington, c’è stato il terzo ‘round’ di negoziati. Nonostante la maretta dopo lo scandalo Datagate, i negoziati sembrano procedere a gran velocità: a marzo si terrà a Bruxelles il quarto round di negoziati.
Questo Trattato creerà la più grande area mondiale di libero scambio fra due economie che rappresentano metà del PIL mondiale e un terzo dei flussi commerciali. Tutto questo con grande esultanza del mondo degli affari. “Il Trattato più importante del mondo”-ha sentenziato ‘Il Sole 24 ore’ (26 ottobre 2013). Ma perché tanta euforia? Secondo il Commissario al Commercio UE, Karel de Gucht, il Trattato offrirà all’Europa due milioni di posti di lavoro in più, 119 miliardi di euro di PIL, che equivale a 545 euro in più all’anno per ogni famiglia. Per di più, ci sarà un incremento del 28% delle vendite di prodotti europei negli Stati Uniti e dell’1% del PIL. Sono molti a contestare la veridicità di questi dati , e a ridimensionarli. Ma ben pochi si chiedono quali saranno le conseguenze per l’Unione Europea.
“Il Trattato-scrive Monica De Sisto - punta ad abbattere non tanto le tasse doganali tra UE e USA già basse, ma le cosidette Barriere Non Tariffarie cioè i divieti di importazione e di tasse specifiche che, anche grazie alle grandi battaglie contro la carne agli ormoni, il pollo lavato con il cloro, gli ftalati nei giocattoli, i residui dei pesticidi nel cibo, gli OGM e così via, tengono lontane dal nostro mercato i prodotti non sicuri, tossici.”
Infatti con il T-TIP cadranno le tasse e le tariffe che hanno tenuto lontano questi prodotti .
Il T-TIP avrà pesanti conseguenze sull’ambiente, lavoro e la stessa nostra democrazia. A livello ambientale, il Trattato incrementerà l’esportazione di combustibili fossili e gas estratti con il ‘fracking’ e permetterà alle multinazionali del petrolio di portare in tribunale i governi nazionali che introducessero regolamentazioni restrittive al riguardo, ma di fare anche ricorso contro legislazioni ambientali nazionali. Con la crisi ecologica in atto, tutto questo avrà conseguenze devastanti.
Il Trattato avrà pesanti ricadute anche sul mondo del lavoro, aggirando le norme del diritto al lavoro e svuotando le normative per la protezione dei lavoratori. Ma sarà soprattutto la nostra stessa democrazia, già così debole, ad uscirne azzoppata. Il T-TIP è infatti un negoziato stipulato in totale segretezza senza la partecipazione attiva dei cittadini. (Né il Parlamento Europeo né il Congresso USA sono a conoscenza dei negoziati). E’ un vero e proprio colpo di Stato da parte dei poteri economico-finanziari che oggi governano il Pianeta. E’ la vittoria  delle lobby (multinazionali e banche) che hanno a Bruxelles quindicimila agenti e tredicimila a Washington, stipendiati a fare pressione sulle istituzioni. “E’ un progetto politico-ha scritto Stefano Rodotà-ad asservire ancor più i lavoratori ai piani delle corporations, privatizzare il sistema sanitario e sopraffare qualsiasi autorità nazionale che volesse ostacolare il loro modo di agire.”
Il T-TIP guarda anche lontano, alla leadership mondiale. “Il Trattato potrebbe veicolare la strategia delle élites private della UE e USA- ha scritto Kim Bizzarri nell’opuscolo “T-TIP, un Trattato dell’Altro Mondo” – per condizionare le economie emergenti come i BRICS e i Paesi dell’ASEAN e per conquistare la leadership internazionale su un ordine mondiale in cambiamento che minaccia l’egemonia USA e UE, ma anche per forzare il Sud del mondo verso un tipo di sviluppo dettato dagli interessi UE e USA.”
Come cittadini non possiamo accettare un tale MOSTRO economico-finanziario che sarà pagato caro da miliardi di esseri umani, costretti a vivere tirando la cinghia. Per questo il T-TIP deve diventare soggetto di pubblico dibattito nelle prossime elezioni del Parlamento europeo, che si terranno a maggio. Lo  stesso lo abbiamo chiesto per l’Accordo di Partenariato Economico(EPA), che la UE vuole imporre ai paesi impoveriti(Africa, Caraibi e Pacifico-ACP).( Per firmare l’appello :Fermate gli EPA www.ildialogo.org)
Quando la finiremo con questi FTA(Accordi di libero commercio) che fioriscono ovunque, dal NAFTA al CAFTA?Espressioni  evidenti del trionfo del mercato e delle sue leggi ,che permettono  a pochi di ammassare enormi ricchezze a spese dei molti:gli 85 uomini più ricchi al mondo hanno l’equivalente di tre miliardi e mezzo dei più poveri. “Tale squilbrio-ha scritto Papa Francesco- procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli incaricati di vigilare per la tutela del bene comune”!
E per di più, la più grande area di libero scambio al mondo, creata dal T-TIP, sarà difesa da un apparato militare( la NATO e gli USA), che ingoierà buona parte dei 1700 miliardi di dollari che spendiamo per armi ogni anno nel mondo.Le armi servono a difendere il 20% del mondo ricco che si pappa il 90% dei beni prodotti.
Solo una vasta protesta di massa in tutta Europa potrà sgominare questo nuovo Trattato. Nel 1998, con una grande protesta,noi europei siamo riusciti a sconfiggere il MAI(Accordo Multilaterale sugli Investimenti) che è quasi la copia del T-TIP. Abbiamo vinto dicendo MAI al MAI! Possiamo fare altrettanto con il T-TIP.
Chiediamo a tutti,credenti e non, di aderire a questa importante campagna per fermare un Trattato Intrattabile(per maggiori informazioni in campo europeo, vedi http://www.s2bnetwork.org; per informazioni alla campagna italiana STOP T-TIP, vedi stop-ttip@googlegroups.com)
Ma chiediamo soprattutto alle chiese, alle comunità cristiane, all’associazionismo di ispirazione cristiana, di mobilitarsi contro la più grande ‘Statua Imperiale’ mai eretta, convinti che un ‘sassolino’ la può far crollare(Daniele,3). Diamoci da fare perché questo avvenga!