martedì 21 gennaio 2014

SE LA CHIESA RISPONDE

di Raniero La Valle
(da “Rocca” n.3 del 2014)

Era stato mons. Lorenzo Baldisseri, di fresco nominato segretario del Sinodo dei vescovi, a rompere gli indugi e gli autismi curiali e a dire urbi et orbi che tutti potevano liberamente mandare testi di riflessioni e suggerimenti al Sinodo straordinario sulla famiglia, anche senza passare attraverso il canale canonico dei vescovi. Ora quel monsignore è stato fatto cardinale, segno che non ha preso una cantonata, che il papa è d’accordo con lui e che a dare la parola alla Chiesa non si è redarguiti ma si è promossi.
Del resto c’è una coerenza: che senso avrebbe l’insistenza di papa Francesco sulle periferie, se il rapporto della Chiesa con le periferie fosse un rapporto discendente, paternalistico, di una Chiesa che scende dalle pedane e dai pulpiti per andare a ispezionare le periferie, e non invece un rapporto per cui la Chiesa riconosce tutta se stessa come periferia, e ascolta, e perciò dà la parola, alle periferie?

Il riconoscimento delle Comunità di base
Negli stessi giorni in cui le periferie erano chiamate a dire la loro sulla pastorale (ma anche sulla teologia) delle famiglie, il papa mandava un messaggio alle Comunità di base del Brasile riunite per il loro XIII incontro interecclesiale nello Stato del Cearà, richiamando la legittimazione data a tali Comunità dall’assemblea episcopale di Aparecida e riproponendo loro il dovere della evangelizzazione; e siccome questo è il “dovere di tutta la Chiesa e di tutto il popolo di Dio”, per il papa ciò equivaleva a dire che le Comunità di base, a differenza di ciò che si è ritenuto altrove, sono parte integrante e legittima della Chiesa.
Dunque questa è una Chiesa in movimento, cui la riforma in corso del papato sta dando nuova vita; farà pure degli errori, ma questo è il prezzo di ogni riforma, tanto che il papa ha detto ai giovani in Brasile di fare confusione, chiasso, “casino”, e nella “Evangelii Gaudium” ha scritto di preferire “una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per le chiusure e le comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.
Così incoraggiate, molte Comunità di base, associazioni ecclesiale, scuole di ricerca, aggregazioni spontanee hanno preso carta e penna e hanno scritto a Roma per rispondere a tutte o ad alcune delle 38 domande di cui consisteva il questionario messo in rete dalla segreteria del Sinodo. Molte risposte sono state severe, perché hanno criticato le domande stesse, che spesso della domanda avevano solo la veste retorica, ed in realtà erano tradizionalissimi enunciati sul matrimonio e la famiglia. Altre risposte sono state costruttive; ma in ogni caso della natura e della quantità dei documenti venuti direttamente dalla base si potrà sapere solo in seguito, quando qualcuno ne farà la ricognizione.

Molto cammino ancora da fare
Quello che invece si può rilevare fin da ora è che la Chiesa italiana, nelle sue strutture diocesane, ha accusato una difficoltà nel dare riscontro all’iniziativa del Sinodo. Non sembra che essa si sia messa in movimento, che abbia sollecitato interventi, veicolato proposte, si sia fatta eco di sofferenze e preghiere dei fedeli; si sconta ora il fatto che da cinquant’anni ormai, uscita in stato confusionale dal Concilio, la Chiesa italiana abbia imposto il silenzio ai fedeli e si sia fatta silenzio essa stessa, fino ai livelli di vertice della conferenza episcopale, priva com’è stata di ogni altra parola che non fosse quella del suo presidente.
Così la Chiesa italiana è giunta a questo appuntamento in stato di torpore, non si è fatta scuotere dalla novità di un organismo sinodale che prima di impartire direttive e insegnamenti chiedeva informazioni, pareri e proposte; essa non sembra essere uscita, almeno questa volta, dalle “abitudini – come dice il papa – in cui ci sentiamo tranquilli”.
Ma è solo la Chiesa italiana? Vedremo. Quello che intanto già si può dire è che la difficoltà a rispondere alla sollecitazione romana di una consultazione estesa a tutto il popolo di Dio, rivela un problema che non è solo di qualche comparto ecclesiale, ma è di tutta la Chiesa. Essa non è pronta a questo passo. Non è pronta a pensarsi veramente come popolo di Dio, né del resto le era necessario finché il Concilio, che ne aveva posto le premesse teologiche, era rimasto inattuato nelle sue conseguenze istituzionali e pastorali. Di fatto era rimasta vigente nella Chiesa romana la teologia del laicato, inteso come un esercito di riserva della gerarchia, anche se ormai in disarmo e pressoché inutilizzabile, come avevano dimostrato i velleitari tentativi politici alla “Todi 1” e “Todi 2”; era rimasta l’idea che l’unico vero apostolato fosse quello dei vescovi, a cui laici selezionati erano cooptati a collaborare; era rimasta l’idea dei “duo genera christianorum”, giustapposti così che il ministero dei fedeli e quello dei chierici “differiscano essenzialmente e non solo di grado”; era rimasta l’idea che l’unica successione dall’evento fondatore della Chiesa fosse la successione apostolica e non anche la successione nella fede dell’universalità dei discepoli e del mondo più prossimo a Gesù; né erano state tratte tutte le conseguenze dall’aver identificato la Chiesa con la nuova figura o immagine di “popolo di Dio”, che è una figura antropologica ulteriore e dirompente rispetto alla figura biblica di popolo di Dio riservata al popolo d’Israele. E la prima conseguenza di questo mutamento di paradigma rispetto alle immagini bibliche più tradizionali come quelle di gregge, di ovile, di tempio, di edificio di Dio, è quella per cui essere un popolo significa avere la parola, e godere dei diritti innati – ossia di origine divina – alla libertà e all’eguaglianza nel pluralismo di una comunità universale.

Che significa essere “popolo di Dio”
Non può essere infatti senza conseguenze che, nell’intento di rappresentare la fede e la Chiesa nel linguaggio e nelle forme del pensiero moderno “nel modo che la nostra età esige”, secondo quello che era il compito del Concilio, esso abbia privilegiato l’immagine del popolo di Dio rispetto a quella, finora dominante, del gregge. E’ chiaro che nel linguaggio dell’allegoria, che è uno dei sensi dell’interpretazione delle Scritture, le caratteristiche a cui allude l’immagine del popolo sono ben diverse da quelle cui allude l’immagine del gregge (che ha fiuto, ma non ha la parola, non ha l’autodeterminazione, non ha la libertà). Ed è molto interessante che nella Costituzione dogmatica del Concilio, il passaggio dall’idea del gregge all’idea del popolo è collegata al passaggio da una certa struttura di Chiesa, fondata sull’autorità di un solo capo, a un’altra struttura di Chiesa fondata sull’autorità del collegio apostolico (s’intende, con il suo capo); dice infatti la Lumen Gentium, al n. 22: “Questo collegio (degli apostoli), in quanto composto da molti, esprime la varietà e l’universalità del popolo di Dio; in quanto poi è raccolto sotto un solo capo, significa l’unità del gregge di Cristo”; dunque la diversità e universalità nel popolo e nella Chiesa sono legate alla sinodalità e collegialità, l’unità e uniformità del gregge sono legate al ruolo preminente di Pietro: e le due cose devono stare insieme.
Sta qui allora il valore dell’operazione avviata con il questionario diffuso per il Sinodo. La Chiesa collegiale, col suo capo, domanda, il popolo, nella sua varietà e universalità, risponde. E non è affatto detto che allargandosi l’interlocuzione non ci siano da aspettarsi delle sorprese. Ci sono delle risposte che hanno cambiato il mondo. A cominciare dalle risposte che si trovano nei vangeli. E’ quando Gesù chiede: “chi dice la gente che io sia?” che viene la professione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo”. E’ quando Gesù chiede ai discepoli di Emmaus che cosa era successo a Gerusalemme, che viene svelato il senso delle Scritture che avevano parlato del messia. È quando Gesù chiede a Marta se crede nella resurrezione, che Marta risponde: “Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”. È quando Gesù chiede a Tommaso di mettere la mano nelle sue piaghe, che Tommaso risponde: “Mio Signore e mio Dio”; è quando i farisei chiedono al cieco nato di proclamare che Gesù era un peccatore, perché guariva di sabato, che il cieco risponde con una delle più belle professioni di fede che ci sono nei vangeli: “se sia un peccatore non lo so, quello che so è che prima non ci vedevo ed ora ci vedo”. Ed è quando la donna torna in città per raccontare l’incontro con Gesù al pozzo di Giacobbe, che i samaritani andati a loro volta da lui le rispondono: “non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.
Dunque c’è un ministero della risposta, del rispondere, nella Chiesa, che non è dei letterati, dei sapienti, dei chierici, dei consacrati, ma è dei discepoli, dei semplici testimoni, della gente comune. Nei vangeli, prima che nella predicazione degli apostoli, lo svelamento di Gesù come Signore, come Messia, come figlio di Dio, sta nelle risposte dei discepoli, delle donne, dei mendicanti, degli stranieri.
Ma questo ministero della risposta non si può esercitare se non c’è chi interroghi. Se nessuno chiede niente, non c’è nessuno che risponda. E la Chiesa allora resta muta, è la Chiesa del silenzio.
Per molto tempo nella Chiesa, e per lo meno fino al Concilio, ai discepoli, ai fedeli, nessuno ha chiesto niente; è stata chiesta obbedienza, è stato chiesto di ascoltare, è stato chiesto di partecipare ai sacramenti, alle novene, ai catechismi e di dare l’8 per mille. Ma nessuno finora aveva chiesto che cosa pensano di Dio, del Cristo, dell’uomo, della Chiesa, dell’amore, del matrimonio, nessuno aveva chiesto come pensassero di poter rispondere oggi della speranza che è in loro.
Perciò è una così grande novità che ora queste domande siano state poste. E se la Chiesa non è ancora pronta, l’importante è cominciare; l’importante è far crescere questo ministero del chiedere e del rispondere, perché maturi un nuovo modo di essere Chiesa, e anche un nuovo modo di essere mondo, perché finché si domanda e si risponde c’è dialogo, c’è comunicazione, c’è insegnamento e c’è apprendimento, ci può essere comunione, non c’è il fragore della guerra e il silenzio dei cimiteri.

sabato 18 gennaio 2014

Riunione pubblica del Comitato locale di controllo inceneritore Gerbido

Oggi, 16 gennaio, alle ore 17 presso il Comune di Grugliasco si è svolta una riunione del Comitato Locale di Controllo dell’inceneritore, su richiesta dei sindaci dei comuni di Beinasco e Grugliasco incalzati dalle pressioni dei cittadini, tra i quali citiamo Daniela Allotta che più volte ha sottoposto domande precise, inviate anche ai media, alle quali non ha ricevuto risposte.
Una riunione molto partecipata, con un pubblico attento e preparato, aperta da Erika Faienza, presidente del Comitato Locale di Controllo pur senza averne più i requisiti. Era stata eletta nel 2006 in qualità di consigliere PD nel Comune di Beinasco. Oggi è nel consiglio provinciale di Torino, commissione ambiente. Di recente è stata condannata ad un anno e tre mesi dal Tribunale di Torino per  aver autenticato delle firme per la lista Piemonte Ecologica a sostegno del sindaco Piero Fassino. A Grugliasco la chiamano “la first lady”, perché moglie dell’attuale sindaco, sempre PD. Tutto in famiglia, insomma.
Di seguito la trascrizione fatta in real time, perdonate gli errori…. leggendo capirete che loro ne hanno fatti di più gravi! :-) 

Apre la dr.ssa Bene, dell’ASL, che spiega i monitoraggi attuati su un campione di cittadini, con prelievi di PCB, diossine. Sono stati anche coinvolti 11 lavoratori “non esposti”, personale con funzioni amministrative, e 12 lavoratori potenzialmente esposti perché impiegati sulle linee. IL lavoro non è terminato, man mano che verranno assunti nuovi lavoratori questi prelievi verranno riproposti ai nuovi lavoratori. L’attività si è svolta dal 20 maggio al 15 luglio 2013, è stata costituita la banca biologica presso ISS, le spirometria eseguite dal San Luigi di Orbassano etc. La restituzione dei risultati è prevista sia in forma aggregata sia in forma individuale su richiesta degli interessati. A luglio 2013 sono stati restituiti a livello individuale i risultati, ora invece si avvia la fase di restituzione dei risultati riguardante i metalli. I dati verranno presentati il 29 gennaio. Probabilmente nel mese di marzo verranno organizzate delle presentazioni, con la formazione ai medici di base.
Interviene ora il Dott. Salamina, ASL1. Specifica rilevazione dei biomarcatori di esposizione, spiega il modello dello studio:196 residenti in area di esposizione, 196 residenti in altra area urbana, 50 residenti in area di ricaduta, 50 residenti in altra area urbana. PCBs, PCDD/Fs (età 35-49). Check up generale, questionario su stato di salute, abitudini alimentari e voluttuarie, percezione rischio. Punteggio del rischio cardiovascolare, funzionalità endocrina, renale e respiratoria, metalli e IPA.
Sono passati 20 minuti dall’inizio dell’incontro e al momento non ci hanno ancora detto niente di significativo. La sala è piena, molta gente in piedi. Una riunione molto partecipata, ci accontenteremo di sentire parlare del nulla? Direi proprio di no….
il Dott. Salamina dell’ASL1 spiega ora le difficoltà di “arruolamento” dei campioni per il check up… “molti non erano disponibile per l’avvicinarsi delle vacanze”. In sala cominciano a lamentarsi, si sta perdendo tempo parlando di nulla….
ora si passa all’ordine del giorno. Sono pervenute richieste di chiarimenti da parte di ARPA; la parola passa all’Ing. CARBONATO, dell’ARPA. Le insistenti segnalazioni diventano improvvisamente inesistenti… che lapsus eh?
La Faienza polemizza per la presenza di un giornalista (de Il Fatto Quotidiano) che sta filmando, il giornalista risponde che l’incontro è pubblico…. applauso dalla sala…
Antonella Pannocchia nuovo Direttore del Dipartimento di Torino di Arpa Piemonte, Illustra cosa spiegherà l’ing. Carbonato, i rilievi in termini di emissioni … rispettano alle emissioni dal camino di TRM e le elaborazioni fatte come agenzia, ci sono una serie di superamenti che verranno illustrati. Poi il dott. Lollobrigida spiegherà come e se questi sforamenti impattano sulla qualità dell’aria complessiva, monitorata da una centralina sotto l’inceneritore (ma il pubblico precisa che la centralina è stata messa in una SCUOLA VICINA ALL’inceneritore). Un prelievo fatto poco prima di natale direttamente dal camino, in termini di diossine e IPA, sono dati che metteranno sul sito nei prossimi giorni, per quanto riguarda le diossinne la PANNOCCHIA dichiara che siamo 100 volte sotto il limite. Applauso dalla sala. Per quanto riguarda IPA sostiene che siamo 2000 volte sotto il limite.
La Pannocchia (ARPA) dice che se non crediamo a quei dati ci querela per FALSO. INTIMIDAZIONE?
tocca all’ing. Carbonato dell’ARPA. Ci racconta quello che già sappiamo, da quanto funziona l’inceneritore e quanti guasti ci sono stati fino ad oggi con relativi superamenti delle emissioni consentiti. “Siamo già nell’anno nuovo, a costo di annoiarvi è giusto mostrare le valutazioni di fine anno, le analisi statistiche previste dalla normativa sui superamenti che si sono verificati nell’anno.” Viene mostrata una statistica sui guasti e sui casi di superamento occorsi nel 2013, interessando più parametri. 42 semiore di superamento dei limiti, 120 sono i superamenti ammessi dalla legge. Fantastico. E’ tutto ok. Stiamo benissimo. Carbonato dell’ARPA. “Esempio, HCL… hanno superato 22 volte il limite. Quando c’è il superamento del limite avviene il blocco dei rifiuti, vengono messe in atto tutte le azioni correttive per rientrare.. è obbligatorio. Però da un punto di vista del profilo penale, cioé il singolo superamento del limite comporta una rilevanza penale o no, qui c’è la legge che dice che in un annno solare sono consentiti per ogni parametro fino al 3% di sforamento dei parametri della colonna B”.
Guarda caso da questo punto di vista abbiamo una situazione di rispetto dell’autorizzazione…
prosegue l’ing. Carbonato dell’ARPA, nelle sue rassicurazioni. Ora siamo al monossido di carbonio. Nell’anno solare abbiamo avuto “solo” 3 superamenti, che corrispondono percentualmente al 4,20%…. l’autorizzazione stabilisce il numero percentuale massimo pari al 3% quindi in questo caso il dato evidenziato in rosso perché non si configura una situazione di rispetto dell’autorizzazione.
E QUINDI?
il pubblico incalza e la FAIENZA minaccia di chiudere l’incontro, sostenendo che il pubblico non ha diritto di fare domande… sale la tensione, la gente vuole risposte, intanto l’ing. Carbonato prosegue ma il riepilogo superi… n. semiore con superamento limiti è di 81 a fronte di un numero massimo di semiore con superi amessi di 120. Loro sono sempre in regola. L’ossido di carbonio ha una % di superamento/giorno del 3,64 %, il limite è il 3%… E QUINDI?????
“Non siete credibili”, grida qualcuno dalla sala, ma Carbonato va avanti. “Questi sono i superamenti, nudi e crudi”… E QUINDI? I superamenti sono i dati oggettivi… i dati sono stati verificati, dall’ARPA. Perché superano i limiti? I problemi tecnici, spiega Carbonato, facendo un po’ di statistica, si possono ricondurre a tre tipologie, trip di caldaia, anomalie distribuzione aria primaria, guasti o anomalie al sistema di alimentazione dei reagenti.
Ci sentiamo più rassicurati? NO.
LINEA 1 DICEMBRE 2013. ORE MENSILI DI FUNZIONAMENTO IN MARCIA CON RIFIUTO: 707 ORE/MESE. (ING. CARBONATO, ARPA, CLDC GRUGLIASCO… ADESSO) I report sono disponibili sul sito ARPA, Carbonato ha finito. La Faienza parla ma senza microfono, non si capisce niente. Ora parla il Dott. Lollobrigida dell’ARPA e dal pubblico parte un “VAI GINA”!
il il Dott. Lollobrigida dell’ARPA parlerà di due argomenti per il periodo 23 dicembre – 7 gennaio: molestie olfattive e qualità dell’aria e superamento dei limiti a camino e qualità dell’aria. Dal pubblico specificano che non sono molestie, si chiama VELENO.
Non chiamatele puzze, mi raccomando: molestie olfattive.
“Nelle situazioni in cui si verificano numerose segnalazioni di molestie olfattive la legittima preoccupazione delle Amministrazioni e dei cittadini è di: identificare l’origine del fenomeno, verificare se questi fenomeni comportano anche un peggioramento delle concentrazioni degli inquinanti in aria per i quali la normativa stabilisce dei limiti per la protezione della salute. Gli inquinanti normali infatti non sono percepibili a livello olfattivo alle concentrazioni che si rilevano in area urbana, anche quando queste concentrazioni eccedono i limiti”. Dal pubblico qualcuno grida “Ma ci prendete per stupidi”? “L’ammoniaca si sente!”… “Non si sente la puzza ma la gola brucia”… il dott. Lollobrigida è imbarazzato…
Ora il dott. Lollobrigida spiega che negli anni 70 a Torino si sentiva la puzza di anidride solforosa… Continua a salire la tensione…
Il dott. Lollobrigida (chiamiatelo Gina), sulla base dei dati mostrati, sostiene che le molestie olfattive (chiamiamole puzze per favore) non hanno particolari riscontri nei dati misurati, che sono tipici della “stagione torinese”. capito? Va tutto bene!
C’è la domanda di un tecnico del comune di Rivalta, Bertolino: “non mi piacciono le riunioni modello stadio, mi pare evidente che si sta creando un problema di credibilità di ARPA e questo lo vediamo dalla gente (è la moglie di Oliva, gridano dal pubblico – rif. Erika Faienza), io ho l’abitudine ad avere il massimo rispetto per gli enti pubblici, ma queste presentazioni non aiutano in credibilità. perché dire che le tre linee hanno lavorato tutte per 707 ore, mi permetto di avere dei dubbi sulla correttezza dei dati RIPORTATI. Non è un dettaglio, siamo in un’assemblea pubblica, io gradirei che questi documenti fossero consegnati ai membri del ClDC in anticipo, lo chiedo da quando son seduto qui, probabilmente eviteremmo anche queste figure, sicuramente è un REFUSO, sono convinto che che il sito è corretto, però fate attenzione che presentare i dati (ad esempio cosa vuol dire media semioraria)… ” “Io vorrei ribadire un concetto, l’ARPA è un ente pubblico, abbiamo avuto scontri duri in passato ma è un ente pubblico, e se divulgaste i documenti prima queste cose le eviteremmo…. ”
Parla Maurizio Piazza sindaco del Comune di Beinasco, al CldC sull’inceneritore, a Grugliasco. “Nel confronto con alcuni cittadini beinaschesi che hanno segnalato all’ARPA o per strada.. vengono fuori sostanzialmente delle informazioni più visive, sensazioni molto probabilmente rispetto alla realtà, anch’io credo nell’ARPA e mi fa piacere l’intervento del tecnico Bertolino di Beinasco perché se siamo qui ci dev’essere credibilità verso enti che non hanno colore politico (dal pubblico chiedono se la Faienza è la moglie di Oliva o no)…. Innanzitutto la questione del vapore acqueo, vorrei capire se l’ARPA ha fatto dei rilievi e che tipo di riscontro c’è stato, poi vorrei capire se dal PS del San Luigi o Rivoli sono arrivati riscontri o se c’è chi si è recato per problemi… manifestati dalla gente in termini di vomito e robe varie e odore strani, ho notato anch’io la questione che nelle slide alcuni elementi tipo il CO linea uno e linea due hanno dei superamenti rispetto al 3%, è vero anche che questo 3% si rileva in termini di media ma su 8 mesi di funzionamento, quindi cosa ci dobbiamo aspettare in prospettiva? E vorrei capire anche cosa ci dobbiamo aspettare perché le anomalie sono marcate, la fine del collaudo è aprile o maggio, voglio capire se l’impianto è stato acceso considerando l’impianto a posto o se è stato acceso in fretta e furia…. dopo di che avere interlocutori…… (viene interrotto dal pubblico)… penso che qui ci sia gente al di là delle polemiche politiche (brusio dal pubblico) vogliono avere delle risposte e dei dati certi, da parte di persone che non vanno a sensazione ma che possono rispondere con dei dati certi, questo è quello che chiedono i cittadini che io rappresento, quindi il discorso… questo volevo capire in particolar modo, è stato acceso con una situazione precaria o in condizione di bruciare quello che deve bruciare?
E’ il turno dell’assessore all’ambiente di Rivoli. “Credo sia fondamentale per fare un po’ di chiarezza riconoscere ARPA come ente pubblico, Bertolino ha detto una cosa importante… altra cosa invece che volevo chiedere … volevo capire come mai in alcune ore e in alcuni periodi c’è un cambio di colore dei fumi, questa credo sia una delle cose che preoccupa i cittadini. Seconda cosa abbiamo visto che ci sono alcuni sforamenti riferiti ad alcuni parametri, è fondamentale capire cosa sta facendo la società perché in futuro non ci siano più sforamenti di nessun parametro.
Sindaco Montà, Grugliasco: “io non mi ripeto, il senso di questi incontri non credo che abbia l’obiettivo di far cambiare opinione ma la lettura dei dati deve essere incontrovertibile, se i dati vengono messi in discussione è inutile, stiamo facendo un esercizio che genera confusione ulteriore e anche quelli che non hanno un’opinione definita rispetto all’impianto vengono ulteriormente confuse e portate sul terreno legittimo di chi ritiene che questo impianto rappresenti un elemento devastante sul territorio. Ci sono 3 questioni, la prima è quella dei fumi che ha due aspetti, è evidente che in determinate condizioni metereologiche e ambientali la quantità di fumo è significativa, ci sono dei cambi di colorazione, non c’è bisogno che andiamo a riprenere questioni note basta andare su Youtube, è chiaro che ha indotto allarme nei cittadini. Quest’oggi abbiamo appreso, ma con TRM vorrei conoscerne le ragioni, perché ARPA ci ha spiegato che le emissioni che visivamente destavano preoccupazioni non hanno riscontri preoccupanti. Seconda questione: odori, puzze, molestie offettive… CI SONO, io chiedo ad ARPA di capire se non c’è correlazione con l’impianto o con le emissioni uno sforzo per capire da dove vengono dobbiamo farlo perché io NON CREDO CI SIANO ALLUCINAZIONI DI MASSA! Io ho una mia opinione da non tecnico…. vorrei capire da parte vostra se ci sono delle indagini in corso, se si può approfondire la presenza di questi odori registrati prevalentemente nella fascia mattutina. Il terzo aspetto attiene alla questione dei superamenti, io credo ci sia una preoccupazione matematica su cui chiedo a TRM, vero siamo nella fse di test e tutto ma se uno fa le proporzioni è evidente che fatti 100 i giorni e con il 3% stiamo nei limiti, nel 2014 con 365 giorni con una proporzione matematica il rischio che non ci sia il rispetto di questi parametri sussiste… è evidente che rispetto alla fase di testing vorrei rassicurazioni per evitare che questi fenomeni continuino a verificarsi. Quando c’è il superamento l’impianto si blocca… e mi sembra che questo abbia una correlazione con il superamento dei parametri, bisogna in qualche modo intervenire affinché lo spegnimento automatico che è strumento di controllo non avvenga con frequenti… Ultimo aspetto chiedo che questi dati che sono stati in parte diffusi e che verranno poi resi pubblici successivamente, siano oggetto di una comunicazione istituzionale e pubblica accettabile, non con la pretesa di dire va tutto bene, ma che le persone che vogliono leggerli e che ritengono che le istituzioni pubbliche che sono indipendenti dalla politica (BRUSIO)…..
La parola all’assessore GIANNA DE MASI, comune di Rivalta: anche alla luce di un paio di domande che la presidente ha letto io sento l’esigenza di porre qualche domanda sicuramente banale sul piano tecnico, ma sicuramente il fatto di leggere in tempo reale tabelle cosi’ complesse almeno per le mie capacità è un compito troppo impegnativo, quindi anch’io non posso che ribadire la richiesta che tutto il materiale venga fornito con sufficiente anticipo in modo che ci si possa preparare e seguire in maniera più fruttuosa la presentazione. Prima di fare queste domandine io credo che sia i quesiti posti dai cittadini sia la situazione in questa sala impongono una riflessione sulla funzione e il ruolo di questo comitato. (applausi). E sulle possibilità che questo comitato ha effettivamente di svolgere un ruolo attivo e non solo di ascolto e presa d’atto delle situazioni. Tutte le riunioni a cui ho partecipato finora sono nella categoria del mio arricchimento personale, ho imparato a leggere qualche dato in più ma non mi sono sentita attiva come componente del comitato di controllo. Mesi e mesi fa, se non addirittura alle primissime sedute (l’amministrazione a rivalta si è insediata un anno e mezzo fa) avevamo chiesto una revisione del regolamento di questo comitato, abbiamo inviato anche una bozza di proposta sulla quale non ho mai avuto l’onore di ricevere la benché minima risposta, se è stata cestinata spero sia almeno stata buttata nella carta…. per il riciclo, pero’ credo che queste cose siano importanti… sono molto lieta di questa convocazione e molto lieta che sia avvenuta in tempo quasi reale rispetto alle richieste dei sindaci, ma quando io ho chiesto una riunione a fine agosto l’ho ottenuta ad ottobre. (applausi), spero non ci siano due pesi e due misure. Quindi, per tornare al tema del regolamento vuol dire ragionare sulla funzionalità e utilità di questo comitato e anche sulla sua composizione. Bisogna trovare il modo di dare una composizione a questo comitato che dia una rappresentanza, oltre alle istituzioni che già rappresentano i cittadini, ai cittadini… trovando una formula che dia una norma, una regola, una qualche forma di rappresentanza diretta dei cittadini su un tema cosi’ sentito, cosi’ vivamente portato all’attenzione, credo che vada assolutamente preso in considerazione. Io non vorrei più trovarmi in una situazione come quella di stasera dove l’unica alternativa proposta è di chiudere la seduta. Io chiedo di nuovo con forza di convocare una riunione per discutere del regolamento…. per svolgere al meglio il proprio ruolo perché in questa situazione io mi sento un ente INUTILE. E l’inutilità è un costo perché anche il tempo ha un suo valore. Una cosa che nella proposta non c’è è perché non prevedere occasionalmente una formula del tipo aperto sull’onda dei consigli comunali aperti? (dal pubblico gridano che Grugliasco li ha rifiutati)
Prosegue Gianna De Masi, assessore comune di Rivalta:”Chiudo qui la riflessione complessiva sul comitato, risulterà a verbale, non demorderò dal continuare a chiedere che il regolamento venga rivisto. Per venire ai temi tecnici ho l’impressione che questa formula del collaudo in itinere sia estremamente problematica, che è stata evidentemente determinata dall’esigenza di rispettare scadenze di date ma che ci ha messo in una situazione estremamente complessa, è di difficile gestione anche l’informazione ai cittadini, carichiamo sul sito tutti i comunicati di TRM ma è faticoso stare dietro ad uno stop & go continuo e soprattutto renderlo accessibile e comprensibile ai cittadini. Il collaudo in itinere avrebbe dovuto avere un arco di tempo più limitato. Poi le fasi di accensione e spegnimento sono le più critiche ma SONO QUELLE I CUI SFORAMENTI NON VENGONO CONSIDERATI NEL MONITORAGGIO…. quindi….. Poi mi va bene che i calcoli sono in percentuai, su un arco di tempo X in percentuale vale Y, ma l’accumulo avrà una CONSEGUENZA, no? L’accumulo di emissioni in valore assoluto non può essere lo stesso…. mi piacerebbe che qualcuno me lo spiegasse! Le segnalazioni alla procura quando ci sono difformità dai limiti di legge vorrei sapere quante ne sono state fatte in questi mesi, che conseguenze hanno determinato e per chi. Il problema dell’odore, malgrado i miei limiti rendo atto al dott. Lollobrigida che non c’è una proporzionalità diretta tra la percezione olfattiva e la modifica della qualità dell’aria, però se io percepisco cattivo odore ho comunque un abbassamento della qualità della vita, qui andiamo a toccare un tasto ENORME, che è quello del carico industriale di questa zona, il problema della SERVIZI INDUSTRIALI ce lo siamo detti e ridetti… ma tiriamo i remi in barca, questa benedetta questione che secondo me non si risolverà neanche nei 20 anni…. e tanto meno si poteva prevedere firmando un protocollo d’intesa 3 anni fa… pero’… Parto dal primo intervento dei medici dell’ASL sul monitoraggio sanitario, ripropongo qui una domanda che ho già posto, prendo atto che ci sono effetti avversi E POI COSA SUCCEDE? Se non ci poniamo il problema di prendere in mano la programmazione del ciclo provinciale di gestione dei rifiuti e cominciamo a ragionare anche su alternative, se nel giro di 3-4 anni scopriamo che ci sono conseguenze troppo pesanti per la popolazione, cosa facciamo? Riprendere quindi un discorso decisionale a livello impiantistico, è indispensabile, perché è sotto gli occhi di tutti che non sono decisioni che si concretizzano nell’arco di 2 anni… vogliamo capire che questo inceneritore non risponde a tutto quello che ci si aspettava per poi pensare un’alternativa? Questo comitato deve farsi sede di stimolo per la ripresa della discussione, per la modifica del piano provinciale che continua a prevedere 2 inceneritori… non è scritto da nessuna parte che non se ne fa un altro….
Erika Faienza si prepara a dare risposte, chiede l’intervento di ARPA. Aumenta il brusio del pubblico, così come le domande… c’è chi chiede cosa stanno mettendo nella FOSSA, c’è chi chiede perché la SERVIZI INDUSTRIALI è ancora li’… la Faienza chiede alla De Masi se pensa che questo clima permetta di dare risposte, la gente continua a chiedere RISPETTO.
Il tecnico dell’ARPA: “ci sono talmente tanti sforamenti che aspettiamo di averne un po’ per metterli insieme e fare segnalazione di reato alla Procura” (ad oggi 87 sforamenti, 10 guasti).
Parla un ingegnere di TRM. “Per quanto riguarda i colori.. qui dovremmo entrare nel merito dei vapori attivi… come è stato evidenziato precedentemente dall’ing. Bertolino quello che è visibile è vapore acqueo che condensa, questo non vuol dire che dai camini non esce nient’altro che vapore, sia ben chiaro. Quello che è visibile macroscopicamente è VAPORE ACQUEO che CONDENSA, ma non vuol dire che dal camino esce solo vapore, i dati vengono rilevati e sono stati presentati da ARPA, vengono rilevati anche altri inquinanti, diossine, metalli…. ma quello che è visibile è la condensazione del vapore… il colore dipende dalla luce esterna, sole, nuvolo, la luce colpisce queste goccioline di vapore acqueo che condensa. L’effetto cambiamento di colore, blu, rosso, giallo verde, diverse colorazioni, anche scure, dipende dalla luce. Per chi è un po’ tecnico è chiaro che si possono determinare fenomeni di visibilità tipici delle stagioni invernali, mentre nelle stagioni estive questi fenomeni sono praticamente assenti, tant’è che le torri vaporative come il camino funzionano da aprile e il fenomeno è manifesto in questo periodo… tenete presente che ha funzionato circa 5000 ore, e la visibilità si vede in stagione fredda. Cosa facciamo per evitare esuberi? Anche qui vorrei spiegare quello che credo sia un aproccio corretto nella valutazione di questi tipi di impianti. La normativa europea e l’approccio internazionale su questi impianti è definire dei limiti e consentire dei superamenti dei limiti in certe percentuali ma questo non vuol dire licenza d’uccidere, chi ha posto dei limiti ha fatto delle valutazioni , ha posto dei limiti tendenzialmente basso…. (dal pubblico dicono che non è vero, a parlare è un medico, sostiene che i limiti sono fatti per autorizzare questi impianti e non per tutelare la salute). L’ing. prosegue: “E’ evidente che si cercherà di evitare questi sforamenti, ma nella normativa è ammesso che ci siano certi sforamenti, e questo determina a fine anno una valutazione statistica dei dati per vedere se i superamenti dei valori di riferimento sono da ritenersi patologici oppure FISIOLOGICI. Tenete presente che quest’impianto ha iniziato la sua attività nel 2013 e come si era detto nel precedente incontro impianti di questo tipo richiedono 4 o 6 mesi per raggiungere la maturità… situazioni correggibili solo con gli impianti in marcia nelle reali condizioni operative, perché le verifiche a freddo non consentono misurazioni corrette. Il fatto che in questo anno delicato per la vita dell’impianto che richiede aggiustamenti e modifiche, queste macchine possono avere problemi di costruzione e quindi rompersi, noi riteniamo che in ogni caso non è stato, come spesso è rappresentato, un disastro immane. E’ evidente che l’impianto aveva dei problemi, li ha risolti, e l’esercizio provvisorio è finalizzato a risolvere problemi.. Tutti si lavora per andare a ZERO superamenti, questo è il nostro compito nei confronti della comunità che ospita l’impianto.
Dal pubblico fanno presente che i parametri in fase di test sono già alti proprio perché considerano la fase di test, quindi la domanda è se vengono sforati parametri già alti come possiamo sentirci rassicurati? Come rispondono della salute dei cittadini?
Parla l’assessore Ronco. “Noi dobbiamo concentrarci sull’inceneritore. Questione della salute. E’ chiaro che chi dice che gli inceneritore non devono essere fatti ha preso una posizione. Io credo che noi dobbiamo guardare i numeri per capire se c’è un rischio per la saute…. ” (dal pubblico gridano che ce lo dice la storia quanto fano male gli inceneritori). (lo posto in ritardo ma era l’ultimo appunto… )
Verso le 21:00 la riunione finisce, la Faienza annuncia che le risposte verranno date in un prossimo incontro.
Cosi’ magari se le preparano meglio. :-) 

Simonetta Zandiri  – TGMaddalena

Con Daniela Allotta abbiamo preparato e distribuito, durante la serata, un documento che fotografa la situazione… QUI il PDF Stop_Inceneritore

giovedì 9 gennaio 2014

Il funerale di Andrea

di Paola Springhetti
Possiamo continuare a delegare ai volontari e alla Caritas il compito di mettere in pace le coscienze di tutti, perché loro sì, sono bravi a comportarsi da fratelli, ma a noi basta dirci tali?


Andrea ora si trova in un campo nel cimitero di Prima Porta, a Roma, in cui vengono seppellite le persone che non hanno nessuno al mondo: non una persona che dedichi loro un pensiero, che porti un fiore, tanto meno che paghi il funerale. In quel campo sarà in compagnia di centinaia di persone come lei: in un solo anno - il 2012 - sono state 260 quelle sepolte in quel campo.
Il funerale di Andrea si è svolto il 27 dicembre nella Chiesa del Gesù, a Roma, ma lei era morta il 29 luglio. Aveva solo trent'anni ed era una trans di origine Colombiana. Era venuta in Italia quattro anni fa, in cerca della felicità. Amo il mare e le discoteche, diceva in una videointervista fatta da "Redattore Sociale" un giorno di quel caldissimo mese. «Voglio incontrare un ragazzo che ha i soldi e che mi faccia lasciare questa vita così brutta», spiegava. La sua casa era la stazione Termini, ma non le piaceva vivere così. Era stata aggredita più volte, la peggiore a Ostia, quando l'avevano mandata in coma: si era ripresa, ma da allora aveva una mano e un piede che funzionavano male. Viveva nella paura, tanta paura da impedirle di fidarsi perfino dei volontari della Caritas che avrebbero voluto aiutarla e nella cui mensa, a Colle Oppio, andava a mangiare. Pochi giorni dopo quell'intervista è stata trovata morta, riversa sul binario 10, dopo l'ennesima e definitiva violenza da parte di assassini ancora sconosciuti.
In quei primi giorni di agosto non è stato possibile celebrare il funerale, anche se l'associazione Cesv e poi la Caritas si erano offerti di farsi carico delle spese. In casi come questi ci sono procedure burocratiche piuttosto complicate, che prevedono fra l'altro che vengano cercati i parenti nel Paese di origine. Ma i parenti non sono stati trovati e finalmente, in un giorno in mezzo alle feste, Andrea ha avuto il suo funerale, cui hanno partecipato un centinaio di persone con un fiore bianco in mano. Persone importanti, come il sindaco di Roma Ignazio Marino e il Ministro Cecile Kyenge, e altre più importanti ancora, come gli operatori e i volontari del Cesv, della Caritas, della Croce Rossa e alcuni senzatetto che vivono a Termini.
Andrea ha avuto il suo funerale in una delle Chiese più importanti di Roma, perché è un caposaldo della storia dell'arte e anche della nostra storia politica: a metà strada tra palazzo Grazioli - la residenza di Berlusconi - e Via delle Botteghe Oscure, dove aveva la sua sede il PCI e di fronte alla sede della Democrazia Cristiana, finché è esistita. È la chiesa nel cui retro si aprono il centro Astalli e la sua mensa, che il Papa ha voluto visitare per ascoltare i rifugiati e dire loro: «Non dobbiamo avere paura delle differenze! La fraternità ci fa scoprire che sono una ricchezza, un dono per tutti! Viviamo la fraternità!».
Andrea l'avrà sentita risuonare, quella voce, mentre padre Enrico Feroci - che ha celebrato insieme a Padre Giovanni La Manna, il direttore del centro Astalli che si è adoperato perché il funerale avesse luogo proprio lì - ribadiva: «Andrea è una nostra sorella» ed «era una di noi, apparteneva alla nostra città. Ha sofferto tanto. Noi abbiamo il dovere di aiutare questi nostri fratelli, non possiamo lasciarli da soli».
Ciò che mi chiedo è se queste voci e questi gesti - quella del Papa, quella dei volontari, quella di Andrea - risuonano anche nelle Chiese e nelle comunità cristiane, che troppo spesso delegano ai volontari e alla Caritas il compito di mettere in pace le coscienze di tutti, perché loro sì, sono bravi a comportarsi da fratelli, ma a noi basta dirci tali, senza tirare troppe conseguenze. E mi chiedo se risuonano nelle stanze dove i politici e gli amministratori decidono quale pezzetto distruggere ancora, di quei pochi sono rimasti delle politiche di inclusione, e di non occuparsi delle persone fragili e sole come Andrea, che neanche portano voti. Anzi, li fanno perdere.
Andrea è - era - un dono. C'è qualcuno che ci crede?


Paola Springhetti, giornalista freelance. Dirige il bimestrale «Reti Solidali» e collabora con varie testate, tra cui «Il Sole 24 Ore» e «Segno». Il suo ultimo libro è «Solidarietà Indifesa. L'informazione nel sociale». Ha un marito e quattro figli circa, che le impediscono di scriverne altri.