domenica 25 agosto 2013

Ancora sugli incidenti all'inceneritore

ENNESIMO INCIDENTE ALL’INCENERITORE DI TORINO IN MENO DI 4 MESI DI ATTIVITA’.
EMISSIONI MOLTE VOLTE FUORI DAI LIMITI PREVISTI….
INTANTO I CONTROLLI SUGLI INQUINANTI PIU’ PERICOLOSI LATITANO!!

In merito all’articolo comparso sulla stampa di Torino il 22 agosto 2013, sull'ennesimo incidente occorso all'inceneritore di Torino, sembra che l’unica preoccupazione di TRM, provincia di Torino e altri organi deputati ai controlli sull’impianto, sia di sopire gli  allarmi, e rassicurare i cittadini sul "difettoso" (un eufemismo..) funzionamento di un impianto che per quanto si voglia far apparire  utile e di ultima generazione rimane, è, e sempre rimarrà, un generatore di inquinamento (come se Torino non ne avesse già abbastanza), un distruttore di materia e di risorse recuperabili, un costo finanziario che ricadrà, (insieme ai suoi fumi), su tutta la popolazione di Torino e cintura.
Considerando che l’impianto è stato fermo, per l'intero mese di giugno,  per consentire le analisi di bio-monitoraggio, una media di un incidente al mese è, a nostro parere, la dimostrazione che l'inceneritore del Gerbido è tanto complesso e costoso quanto pericoloso e difficile da gestire.
La parola “incidenti” in questi impianti si deve tradurre in emissioni di inquinanti fuori controllo oltre i limiti molto già molto permissivi (quasi doppi rispetto al funzionamento a regime) consentiti durante questo primo periodo di esercizio provvisorio. Deve essere spiegato con chiarezza e con onestà ai cittadini di che cosa si sta parlando; qui non si gestiscono materiali inerti in processi chimici naturali. Parlando di emissioni (dentro o fuori i limiti) ci riferiamo a ossidi di azoto e di zolfo, mercurio, ammoniaca, acidi cloridrico e fluoridrico, polveri sottili, e microinquinanti (diossine, furani, pcb e metalli pesanti) i cui limiti suddetti sono stabiliti non solo e non tanto sulla base dell’effettiva pericolosità delle sostanze, ma molto spesso sulle capacità tecniche dei filtri di abbattere tali sostanze (perché se ci si attenesse al principio di precauzione non ci sarebbe un solo inceneritore in tutto il mondo).
In merito alla misurazione in continuo delle diossine l’ing Pergetti ha solo in parte ragione, gli strumenti in grado di misurare realmente in continuo la diossina ci sono (si basano sull'analisi di un fascio laser che attraversa le emissioni) ma non sono ancora utilizzabili a livello normativo perché non ancora riconosciuti.
I tecnici ARPA hanno spiegato più volte che l'analisi della centralina a terra sui filtri per le diossine deve essere eseguita ogni 15 giorni dando poi la media mensile (quindi di due rilevazioni). Tentare di banalizzare un'analisi solo perché non la si è eseguita ci sembra molto scorretto. Non si può dire "parlare di diossine è un non-senso" perché senso ne ha eccome!!  Forse si voleva intendere: "non abbiamo i dati perché non siamo andati a cercarli" - sarebbe stato più onesto.
Non si capisce perché, dopo 3 incidenti non siano ancora stati smontati i filtri per verificare cosa contengano, ci sembra il minimo che si debba fare in questi casi visto che, peraltro, anche i primi 3 mesi di attività sono trascorsi e l'autorizzazione prevederebbe l'effettuazione dei controlli. Vogliamo solo ricordare che si stanno procrastinando analisi sulle sostanze più pericolose emesse dall'inceneritore, sostanze classificate come cancerogene certe e mutagene!!!!
Ricordiamo infine che alla richiesta scritta del consigliere regionale Davide Bono, di avere il certificato di collaudo finale dei lavori dell'impianto la provincia ha risposto: "che sussistano profili di riservatezza legati alla proprietà intellettuale degli elaborati tecnici ritenendo non ammissibile l'accesso richiesto" Con il certificato di collaudo si attesta la conformità di determinati impianti/apparecchiature alle specifiche tecnico-normative necessarie per autorizzarne il funzionamento, perché negare la diffusione al pubblico di tali attestazioni? Queste risposte minano la credibilità e allontanano ancora di più i cittadini dalle istituzioni locali che hanno autorizzato questi impianti
In questi decenni gli amministratori torinesi si sono voluti risparmiare la fatica di responsabilizzare i cittadini sul valore della materia contenuta nei loro rifiuti sottraendosi al dovere di insegnare le buone pratiche di gestione e valorizzazione degli stessi.
 
Questa è la verità che deve emergere a dispetto di chi ha voluto, realizzato e ora deve difendere a tutti i costi un impianto pericolosissimo, costosissimo, insostenibile a livello ambientale, inutile alla collettività ma buono solo ad una piccola elite politico-economica che vi può ottenerne guadagni e posizioni di potere. Del resto basta dare un'occhiata al sito del Comitato Locale di Controllo (nato per controllare l'attività dell'inceneritore a garanzia dei cittadini) che pare più un clone di quello di TRM e che a tutt'oggi non si sogna nemmeno di spiegare perché l'impianto sia stato fermato il 12 agosto ecco la sua stringata nota: “Lunedì 12 agosto 2013 TRM ha disposto il fermo dell'impianto per effettuare interventi di controllo e verifica”.


Ufficio Stampa
Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero Torino
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sabato 24 agosto 2013

Intanto Letta compra armi

Tagli alla Difesa italiana? Non pervenuti. Anzi, quest'anno i fondi per l'acquisto di armamenti aumentano in modo clamoroso rispetto al 2012: complessivamente saranno 5,5 miliardi di euro, grazie al contributo del ministero dello Sviluppo Economico che mette a disposizione 2.182 milioni per comprare sistemi militari.
Lo rivela un'inchiesta sul numero de "l'Espresso" in edicola da venerdì 23 agosto a firma Gianluca Di Feo.

Gran parte di questi soldi servono per finanziare l'acquisto dei caccia europei Eurofighter. Mentre si discute dei costi del Lockheed F-35 - stimati in 12 miliardi di euro - si scopre che il preventivo per gli Eurofighter italiani ha superato ogni record: il documento ufficiale indica in 21,1 miliardi di euro la spesa per questi aerei.
Non solo: il prezzo risulta aumentato di ben 3 miliardi rispetto alla previsione formulata lo scorso anno, che si fermava a 18,1 miliardi. Nel corso del 2013 soltanto per comprare gli Eurofighter il ministero Sviluppo Economico spenderà 1182 milioni di euro, mentre quello della Difesa sborsa mezzo miliardo per gli F-35.

Il budget lievita

Tutto il budget per le forze armate è cresciuto nel 2013. Esclusi i carabinieri, ci saranno 14,4 miliardi di euro contro i 13,6 miliardi del 2012 - quando la spending review si è abbattuta sui conti - e i 14,3 miliardi del 2011, ossia prima che la crisi si abbattesse sulla vita degli italiani. Il problema è che i due terzi dei soldi servono per gli stipendi. Oltre 9.600 milioni di euro per 177 mila militari, inclusi 22 mila ufficiali, 54 mila marescialli, 16 mila sergenti e solo 49 mila tra soldati, marinai e avieri.

Un'analisi del mensile 'Rid - Rivista Italiana Difesa', la più autorevole rivista specializzata che sarà in edicola il 27 agosto, permette di ricostruire quanto si spenderà per i singoli programmi militari e quali saranno i contributi del ministero dello Sviluppo Economico.
Oltre all'Eurofighter, il dicastero di Flavio Zanonato si accollerà le fregate Fremm (5,6 miliardi per le prime sei); i blindati da combattimento Freccia (1,5 miliardi per 249 veicoli); i jet d'addestramento Aermacchi M-346 (220 milioni per la prima trance); i gadger elettronici per il "Soldato futuro" (800 milioni); gli elicotteri NH-90 di Esercito e Marina (3.895 milioni) e gli Agusta AW-101 dell'Aeronautica (740 milioni).

Spioni d'oro
Ancora più frammentato il finanziamento dei nuovi satelliti spia Cosmo SkyMed. La Difesa ci mette 229 milioni, altri 500 circa li tirano fuori il ministero dell'Università e Ricerca e l'Agenzia Spaziale.
Il solito Sviluppo Economico contribuisce ai 300 milioni dei satelliti Sicral per le comunicazioni. Per le nostre sentinelle orbitanti i generali prevedono di spendere circa mezzo miliardo in tre anni, inclusi 170 milioni per lo 007 delle stelle Opsat 3000 acquistato in Israele: risorse superiori a quelle per equipaggiare l'Esercito.

E non sono gli unici stanziamenti a favore dell'intelligence militare. Una fetta consistente dei 1.200 milioni che si sborseranno per i "sistemi C4" servirà per aerei radar e droni: 580 milioni per acquisire due fantascientifici jet Gulfstream Caew prodotti in Israele, vere centrali di spionaggio volanti. Altri 211 milioni sono il contributo italiano per la discussa squadriglia di velivoli-robot Global Hawk voluta dalla Nato.
L'Esercito spende soprattutto per gli elicotteri: i grandi Chinook presi negli Usa costano 974 milioni. Poi ci sono 202 milioni per acquistare 479 camionette Lince con protezione migliorata. La Marina sta completando la nuova flotta di sottomarini: i quattro modernissimi U-212 costeranno 1.885 milioni. Il documento rivela il prezzo finale della portaerei Cavour: 1.390 milioni. Le due ultime fregate Orizzonte consegnate invece verranno 1.500 milioni, con rate fino al 2020.

Nessun aiuto ai Comuni
Gli unici tagli si riferiscono proprio sulla preparazione dei reparti destinati all'Afghanistan, al Libano e alle eventuali operazioni future che - con il Mediterraneo in fiamme tra rivolte e guerre civili - non appaiono remote.
La voce "esercizio" infatti viene decurtata di quasi 200 milioni di euro. Sono i quattrini per la revisione dei mezzi più utili, logorati dalle spedizioni estere, e per l'addestramento delle brigate destinate alla prima linea.

Per questo il ministero della Difesa scrive chiaramente che non ci saranno più interventi gratuiti a favore di altre amministrazioni pubbliche: se i soldati devono spalare la neve, togliere i rifiuti, demolire case abusive, rimuovere frane, spegnere incendi, prima bisogna verificare che qualcuno paghi il conto.