lunedì 22 luglio 2013

Acqua bene comune evangelica

Finestra aperta
domenica 14 luglio 2013

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“Chi  vuole privatizzare l'acqua dovrebbe dimostrare di  poter essere padrone anche delle nuvole”.  Questa frase dello scrittore Erri  De Luca sintetizza poeticamente le ragioni che hanno motivato l'impegno di migliaia di volontari che nella primavera del 2011 hanno promosso i referendum contro la privatizzazione dell'acqua. Il risultato fu strabiliante.  Più  di  27  milioni  di  italiani,  il  95  per  cento  dei  partecipanti  al  voto, dichiararono l'acqua bene comune,  e si  espressero contro  la privatizzazione della gestione idrica. E' bene ricordare che il popolo che sostenne quella causa andò ben oltre gli schieramenti dei partiti, e individuò in quella scelta un'opzione culturale prima ancora che politica. L'accesso all'acqua, bene primario, dovrebbe essere considerato anche un diritto umano, come richiesto da oltre un milione e mezzo di firme raccolte in Europa a tale fine. E dovrebbe essere evidente a tutti quanto insana sia anche solo l'idea di vedere l'acqua trasformata in merce sulla quale lucrare profitti.
Ciò che sgomenta, a distanza di due anni da quei referendum, è che sembra che quel risultato, così chiaro, sia stato in molti casi aggirato, esattamente come è avvenuto per il  referendum contro il  finanziamento pubblico dei  partiti.  Per  farlo si  è giocato sul rapporto tra la proprietà dell'acqua che rimarrebbe pubblica e la gestione della rete idrica che invece verrebbe ed in molti casi è già stata privatizzata.
Chi sostiene l'utilità della privatizzazione della rete idrica, indica il  dato sconcertante della sua condizione attuale. Le condutture sono spesso un colabrodo per cui oltre il 33% dell?acqua potabile è dispersa durante la sua distribuzione. Conservare dunque le tubature nelle loro condizioni di fatiscenza apparirebbe dunque funzionale alla loro privatizzazione. Un po' come in quella famosa scena del film di Chaplin “ Il Monello” in cui il figliolo era mandato a rompere i vetri delle case lanciando pietre, per consentire poi al padre di candidarsi a sostituirli!
Il teologo ed esegeta Walter Brueggemann, comincia il suo libro “Viaggio verso il bene comune” con queste parole: “La più grande crisi in cui ci troviamo è quella del bene comune, di quel senso di solidarietà sociale che ci lega tutti ad un destino comune”.
Gesù -  che critica molte volte chi  accumula beni  solo per  il  proprio godimento e incoraggia le persone a placare le ansie per la propria sopravvivenza -, offre la sua proposta, invitando tutti  a sollevare lo sguardo da se stessi.  Dice: “Cercate prima il Regno e la giustizia di Dio e tutte le altre cose vi saranno date in aggiunta”. Stabilire delle priorità fondate sulla giustizia e su un'etica della condivisione,  implica,  oggi, riaffermare il principio che non è lecito a nessuno cercare di trarre profitto da beni che sono indispensabili alla vita di tutti.

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