martedì 14 maggio 2013

L'ex presidente e dittatore del Guatemala Rios Mont condannato per genocidio

Il 10 maggio 2013 passerà alla storia per la condanna a 80 anni di carcere per crimini contro l’umanità e per genocidio che un ex presidente, Efrain Rios Mont (considerato dalla stragrande maggioranza del popolo guatemalteco uno dei più sanguinari dittatori del XX secolo), ha ricevuto. Si tratta del primo caso in America Latina di condanna a un ex presidente della repubblica. Ricordiamo che Rios Mont fu presidente tra il 1982 ed il 1983 durante la fase più sanguinaria della guerra civile guatemalteca (anche se per la storia ufficiale in Guatemala non c’è mai stata una guerra civile).

Facendo un breve ripasso storico, subito dopo la caduta dell’ “octubrismo” nel 1954, movimento che nel 1944  andò al potere con idee progressiste mettendo fine ai governi oligarchici del Guatemala, in questo paese iniziò la contrainsurrezione finanziata politicamente ed economicamente dagli Stati Uniti.  Ricordiamo pure che questo è il periodo in cui il presidente degli Stati Uniti d’America Dwight Eisenhower inaugura le politiche anticomuniste che sfocieranno nel “Plan Condor”, strategia che porterà terrore, morte, oppressione in tutta l’America Latina.
Ritornando al periodo della contrainsurrezzione, è dal 1961 al 1996 (anno degli accordi di pace) che la guerriglia guatemalteca cercò in tutti i modi di rovesciare il regime militare, insiparandosi all’ideologia del “foco revolucionario del Che Guevara”. Bisogna sottolineare che tra il 1976 (anno del più devastante terremoto del paese che mise in evidenza la mancanza di uno stato che potesse soccorrere la propria popolazione) al 1984,  si scatenò la più sanguinaria repressione verso la popolazione civile indigena (ricordiamo che il 70% della popolazione guatemalteca è indigena), rea di appoggiare qualsiasi movimento antiregime, stanca della dittatura militare e della repressione e di essere considerata una popolazione inferiore (si dice comunemente in Guatemala che uccidere una persona indigena non significa uccidere un uomo). In questo contesto di dittatura militare e di repressione il generale Rios Monto arrivò al potere dopo un colpo di stato nel 1982 rovesciando un altro generale  (Romeo Lucas Garcìa) reo di non aver saputo mantenere la situazione sottocontrollo e di far quasi perdere il potere ai militari.
La sua prima mossa politica da dittatore fu distruggere ed eliminare fisicamente i territori indigeni occupati dall’etnia Ixil (popolazione maya). Si calcola che furono torturati ed uccisi circa il 5.5%  di questa popolazione decimandola e creando migliaia di rifugiati che dovettero abbandonare la propria terra e rifugiarsi nelle montagne perseguitati come conigli e costretti a vivere per più di 10 anni come cani. I crimini commessi in particolare contro questa etnia sono stati comprovati nel processo con testimoni che hanno raccontato nei particolari le torture, le violenze a donne e bambini, l’eliminazione fisica nello stile nazista, la distruzione totale di intere comunità (la politica “frijoles y fusiles” è la più vergognosa” messa in atto di uno sterminio programmatico ed inumano). Si calcola che in Guatemala siano morti 200.000 persone nei 35 anni di guerra civile, essendo il periodo della dittatura di Rios Mont il più sanguinario e oppressore di questa guerra infame.

Per molti anni, si è  sempre negato che si siano uccisi innocenti, che ci sia stato genocidio e crimini contro l’umanità in Guatemala. Persino la storia è stata cambiata non raccontando niente alle nuove generazioni dei crimini che si sono commessi in questo paese nel nome dello sviluppo, del capitalismo e dell’egemonia degli Stati Uniti. Ricordiamo che tutti i dittatori guatemaltechi (ed in generale latinoamericani) si sono formati nelle scuole militari degli Stati Uniti sparse per tutto il continente. Uccisero, torturarono, fecero morire di fame, violentarono donne e bambini, cancellarono dalla faccia della terra intere generazioni di persone e paesini indigeni. Ebbero la faccia tosta di negare sempre tutto accusando come sempre che era per colpa dei comunisiti che loro dovevano attuare metodi repressivi. Fino a ieri, fino a pochi minuti dalla sentenza, queste persone, che io ritengo infami, non degne della misericordia di Dio, proclamavano la loro innocenza, affermando che erano le pressioni internazionali ed il progressismo politico della regione (tutto ciò che si riferisce alla sinistra latinoamericana) che avevano portato a questo assurdo processo.
Oggi 11 maggio 2013 sembra che l’impunità in Guatemala sia finita. E’ solo l’inizio, ma ha creato un gran “precedente”. Ricordiamo solamente il fatto che l’attuale presidente della Repubblica del Guatemala, Otto Pérez Molina, fu uno dei militari piú feroci dell’epoca del governo del generale Rios Mont.  Di fatto, si è cercato in tutti i modi di boicottare il processo, accusando di comunismo i giudici che hanno condannato l’ex dittatore. Ma il destino ha voluto che la scorsa settimana l’attuale presidente si sia riunito a San Josè (Costa Rica) con il presidente Obama che gli ha praticamente ordinato di non interferire nel sistema di giustizia e così dopo il clamoroso stop che il processo aveva avuto per pressioni politico-militari, si è sbloccato ed è arrivato prestissimo ad una risoluzione che può essere considerata storica in Guatemala, in America Latina e nel mondo.
Oggi il Guatemala vive un momento politico, economico, sociale violento e caotico. I grandi megaprogetti delle imprese miniere straniere stanno violando continuamente i diritti degli indigeni (il caso Totonicapan dello scorso ottobre è emblamatico). Nel mezzo di una tensione politica e sociale fortissima, questa sentenza di condanna per genocidio rappresenta una speranza di giustizia. Non nascondo il fatto che ieri ascoltando il risultato della sentenza pronunciato dalla giudice Yasminn Barrios, l'emozione è stata immensa nel vedere come tante persone semplici che da sempre sono state umiliate e considerate la spazzatura della società hanno potuto gridare “giustizia”.

Sentenza:
Ad effettuare l’analisi dottrinaria del delitto di genocidio e confrontarla con la prova prodotta nel dibattito, con le testimonianze di uomini e donne “Ixiles” della regione, abbiamo comprovato fino all’ultimo dei possibili dettagli che si trattava di comunità che si dedicavano solo ed esclusivamente all’agricoltura. Le prove dimostrano in forma obiettiva che la popolazione “Ixil” è stata oggetto di assassinii, massacri, torture, degradazioni, violazioni massive, spostamento forzato, spostamento di bambini da un gruppo all’altro. I giudici sono totalmente convinti dell’intenzione di distruzione fisica del gruppo etnico “Ixil” e che si sono prodotti delitti costitutivi di genocidio. Per poter formulare questa conclusione è stata fondamentale l’analisi specializzata dei piani operativi generati durante il regime di Rios Mont. Il “Plan Victoria ’82, “los planes Firmexza ’82 y ’83 y el Plan Operativo Sofia” sono l’evidenza chiara di questa strategia.
 Secondo il perito Rodolfo Robles Espinosa, che analizzò i documenti militari, l’alto comando militare e quindi Rios Mont ebbero il dominio dei fatti e avrebbero potuto fermare gli attacchi alla popoolazione civile. Lo Stato approvò l’esistenza del nemico interno, esistendo operazioni di combattimento, pianificazione e controllo. Tutto ciò dimostra la responsabilità del capo dell’organizzazione. Per questi motivi, l’accusato ebbe conoscenza di tutto ciò che succedeva e non fece niente per fermare queste atrocità, avendo tutti i poteri per farlo.

G. Lo Brutto,
Carta Stampata

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