lunedì 22 aprile 2013

Disordini in Venezuela

Sostenitori di Capriles manifestano dopo il risultato delle elezioni: “Obama, Shimon Peres: in Venezuela, la democrazia è stata vittima di un colpo di stato. Abbiamo bisogno d’aiuto, per favore.„
Di Michel Collon

Aspettatevi molta disinformazione sulle elezioni in Venezuela. Sono in contatto con Caracas, e sento versioni ben diverse...
 
1. Maduro ha effettivamente vinto. Come tutti gli osservatori internazionali che hanno già sorvegliato i voti venezuelani, l’ex presidente USA Jimmy Carter ha dichiarato il sistema elettorale venezuelano il più affidabile al mondo. E l’articolo del mio amico Romain Migus, che vive a Caracas, descrive con precisione il controllo neutrale delle operazioni elettorali. Di questa commissione fanno parte rappresentanti di Capriles, e tutti hanno riconosciuto che il sistema era affidabile.

2. Perché un punteggio così stretto? Molti fattori certamente: non è mai una buona cosa annunciare troppo presto una vittoria sicura, ciò ha certamente smobilitato una parte dei chavistes, convinti che la vittoria era ormai garantita. Ma non bisogna farsi ingannare: alcuni problemi del paese fanno fatica a trovare una soluzione, c’è – e posso testimoniarlo per esperienza personale – un vero e proprio sabotaggio della burocrazia e spesso un problema di corruzione. La gente, comunque, confidava in Chavez per superare questi ostacoli. Per risultare convincente, Maduro dovrà impegnarsi presto in una lotta molto dura e prolungata contro la burocrazia. Sostenendosi sulla base ed il controllo popolare.

3. Contestare la vittoria è un trucco classico per manipolare l’opinione pubblica e preparare la destabilizzazione. Il libro dell’avvocato Eva Golinger “Codice Chavez – CIA contro Venezuela„ rende noti numerosi documenti USA che provano l’intensa attività della CIA in Venezuela prima e durante il colpo di Stato militare del 2002 (durante il quale Chavez era stato imprigionato, ma che fallì in seguito alla resistenza massiccia popolare). La CIA non ha ovviamente cessato di agire in questo paese, come in tutti i paesi i cui governi resistono alle multinazionali: colpi di stato sono stati preparati i anche n Bolivia, in Equador (falliti) ed in Honduras (con successo).

4. I mass media europei presentano Capriles come di “centro destra„. Il suo programma è in realtà di estrema destra e la sua famiglia è una delle più ricche del paese. Il loro passaporto sarà anche venezuelano, ma il loro cuore è negli USA. (vedere il suo ritratto)

5. Lunedì scorso, le milizie di Capriles hanno attaccato sedi del partito chavista, centri di medicina sociale e la televisione pubblica, provocando vari morti. In realtà, Capriles e gli agenti USA avevano preparato incidenti violenti per creare un clima atto a giustificare un nuovo colpo di stato. Strategia già applicata in diversi paesi.

6. Se temete che tutto ciò sia “una teoria del complotto„, ascoltate John Perkins, che ha lavorato tutta la vita per i servizi segreti USA prima di denunciarli nel libro “Confessioni di un killer finanziario„. In quest’intervista video commenta il modo in cui la CIA ha organizzato violenti incidenti per preparare il colpo di stato che ha deposto il primo ministro iraniano nel 1951 (il petrolio, già allora!). Si trova al minuto 02′ 47, ma tutta l’intervista è super importante. 

7. Il fondo del problema resta: a cosa devono servire le ricchezze naturali? Ad arricchire multinazionali come Exxon (45 miliardi di dollari di profitti annuali) o a sradicare la povertà? L’Africa, ricca, muore di fame perché le multinazionali, la Banca mondiale ed il FMI vi decidono tutto. Nel mondo arabo, i Fratelli musulmani affronteranno sempre più la rabbia popolare poiché il loro programma economico, molto spostato a destra, si genuflette dinanzi agli interessi degli Stati Uniti ed il popolo resta dunque nella povertà. Invece, l’America latina si sta liberando da quando Chavez ha detto No.
8. Il tentativo di colpo di Stato riuscirà in Venezuela? Ciò dipende dalla resistenza e dal sangue freddo dei venezuelani, ma anche dal nostro senso di responsabilità nel fare circolare le informazioni contro le média-bugie.

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia

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