giovedì 4 ottobre 2012

Padre Pierre Dubois, RIP

Migliaia di persone lunedì 1 ottobre 2012 hanno partecipato all'addio a padre Pierre Dubois con un percorso durato ore dalla poblacion "La Victoria" alla Cattedrale di Santiago del Cile.
Pierre Dubois, morto di setticemia venerdì nella sua amata La Victoria dove aveva voluto tornare all'aggravarsi del Parkinson del quale soffriva da anni, era un simbolo della difesa dei diritti umani durante la dittatura militare, sempre a fianco dei più poveri e dei più deboli.
Nato in Francia nel 1931, era arrivato in Cile nel 1963 portando non solo le parole della fede ma il progetto di un riscatto umano, dedicandosi a "La Victoria", uno dei quartieri più socialmente disagiati della città. Dal 1983 lui e il suo amico padre André Jarlán offrirono la loro opera di generosità e solidarietà a quel popolo oppresso e ferito. Padre Dubois interveniva durante le proteste, tra i gas lacrimogeni, gli idranti, i manganelli, cercando di impedire atti di violenza della polizia e lanci di pietre da parte dei lavoratori. Durante una di queste proteste fu arrestato e duramente picchiato. Il 4 settembre 1984 dovette assistere alla morte di André Jarlan, rimasto ucciso in una sparatoria della polizia mentre, stanco dopo aver accudito alcuni abitanti della poblacion feriti, leggeva la Bibbia. La notizia dell'assassinio di Jarlan si diffuse in tutto il mondo rendendo popolare la lotta degli abitanti della poblacion e l'azione del loro parroco, a cui giunsero anche aiuti in denaro che servirono a comprare il latte per i bambini poveri. Due anni dopo, con l'attentato fallito contro Pinochet, la repressione si acuì e padre Dubois fu espulso. Tornò in Cile nel 1990: la dittatura era finita ma i problemi sociali dello sfruttamento, della povertà, dell'oppressione erano rimasti, insieme a molte illusioni spezzate.
Padre Dubois insegnava la resistenza, la presa di coscienza, la solidarietà, l'unione, il non transigere sui diritti umani. Nel 2000 una votazione del Senato gli negò la cittadinanza onoraria del Cile, con la motivazione che la sua figura "non costituiva motivo di unità" nel paese. Gli fu concessa però l'anno seguente. In occasione della sua morte è stato chiesto, invano, il lutto nazionale. Ma il popolo gli ha tributato comunque un omaggio indimenticabile e commovente. Era un lottatore, protettore della gente semplice a cui non proponeva la salvezza individuale in un altro mondo, ma la salvezza collettiva attraverso la trasformazione della società.

Le foto mentre con calma e fermezza presidia la sua poblacion durante la commemorazione per la morte di Jarlan, fecero il giro del mondo nel 1984, e meritano di essere richiamate alla memoria oggi.
 
Diana Di Francesca

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