giovedì 1 gennaio 2004

AlReves


Gli altri 11 Settembre

 Secondo autorevoli pareri di intellettuali ed analisti, l’11 settembre del 2001 ha segnato l’inizio di una nuova era. Molti think tank - letteralmente “serbatoi di pensiero”, ovvero le agenzie di informazione americane - hanno individuato in questa data lo spartiacque tra la fine del conflitto secolare capitalismo-comunismo e l’inizio della guerra totale contro il terrorismo internazionale. Ma il mondo dell’informazione dimentica, e spesso colpevolmente, che il terrorismo - quello di stato - viene largamente praticato nella storia recente (e nell’attualità) proprio dagli Stati Uniti d’America, che oggi si ergono a difensori della libertà e della democrazia planetaria.
La storia del secondo dopoguerra ha già conosciuto, prima del 2001, altri drammatici “11 settembre”. Quello stesso giorno del 1973, in Cile, il colpo di stato militare dei generali golpisti di Pinochet metteva fine all’esperienza democratica di Salvador Allende, presidente legittimo e liberamente eletto dal popolo. L’allora Segretario di Stato americano Henry Kissinger,
commentando l’evento, ebbe modo di dichiarare: «non si può permettere che il Cile diventi marxista, per il semplice motivo che la sua popolazione è irresponsabile». Pochi giorni dopo la morte di Allende, egli ribadì al dittatore cileno il pieno appoggio dell’amministrazione statunitense affermando che «negli Usa, come lei sa, guardiamo con favore a ciò che lei sta cercando di realizzare». E aggiunse: «auguriamo al suo governo ogni bene».
Quelle brevi dichiarazioni, insieme a numerosi altri documenti compromettenti custoditi negli archivi di stato di Washington, testimoniano inequivocabilmente il coinvolgimento della Cia nel colpo di stato e, successivamente, la sua complicità nel sostenere le atrocità del regime di Pinochet. Il resto è storia già nota: il terrore seminato dagli squadroni della morte, le camere di tortura, la soppressione di ogni libertà individuale, i desaparecidos, le persecuzioni di sindacalisti e di membri della società civile… Per quasi vent’anni il Cile visse nell’incubo di una delle più feroci dittature della storia dell’umanità: tutto questo fu possibile anche grazie al contributo della Casa Bianca. 
Ma la lista dei paesi oggetto delle attenzioni statunitensi comprende anche Guatemala, Costa Rica, Ecuador, Brasile, Perù, Bolivia, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Panama, Repubblica Dominicana, Messico e Colombia (se vogliamo limitarci al solo continente latinoamericano).
In questi paesi centinaia di migliaia di persone sono state uccise (circa 200.000 solo in Guatemala, sotto il regime di Rios Montt), torturate o sono semplicemente scomparse nel nulla. I “quadri” del personale impiegato in quelle operazioni di “anti-insurrezione” (membri di eserciti regolari, truppe paramilitari etc…) provengono tutti dalla “School of Americas” di Fort Benning (Georgia), l’accademia militare gestita dalla Cia e finanziata direttamente dall’amministrazione Usa.
Anche in Medio Oriente il mese di settembre evoca ricordi sinistri. Tra il 16 e il 18 settembre 1982, le milizie falangiste filo-israeliane inviate dall’allora Ministro della Difesa Ariel Sharon fecero irruzione nei campi di raccolta libanesi di Sabra e Chatila, sterminando a colpi di arma da fuoco e da taglio circa tremila profughi palestinesi. Si trattò di un’operazione di “pulizia etnica” pianificata scrupolosamente dallo stato maggiore dell’esercito israeliano con l’intento di “ripulire” il Libano e cacciare con i bombardamenti e il terrore i profughi verso la Giordania. In questo modo, si sarebbe realizzato il piano sionista che prevedeva l’annessione dei Territori Occupati nel 1967.
Benché siano noti mandanti ed esecutori, nessun responsabile è stato mai giudicato per quel crimine. Esiste solo una denuncia nei confronti di Sharon (ora Primo Ministro israeliano) presentata presso il Tribunale dell’Aia da un avvocato palestinese, a nome di una trentina di famiglie sopravvissute al massacro. 
Le vittime dell’eccidio del 1982 eguagliano quelle dell’attentato alle Torri Gemelle di New York. Tuttavia, mentre nel secondo caso quelle morti innocenti sono state piante e celebrate
- legittimamente - in tutto il mondo, di Sabra e Chatila non è rimasta alcuna traccia nella memoria storica degli eventi. La vita di un cittadino statunitense vale forse più di quella di un profugo palestinese?
(Chile)


Il nostro tempo è pieno di paradossi, ma il più evidente è quello che ha reso la questione della pace come questione di parte. Tutti ricordano come alla vigilia della guerra contro l'Iraq i pacifisti, o semplicemente quelli che erano contrari a questa guerra insensata e controproducente per gli stessi obiettivi per cui è stata dichiarata, venivano trattati come vigliacchi e rinunciatari, sognatori o addirittura traditori.
Oggi nel mondo esiste una intera casta di politici, giornalisti e affaristi che hanno fatto della guerra, questa avventura senza ritorno, una ragione di vita per se stessi e per gli interessi che rappresentano. E' ingenuo pensare che farebbero marcia indietro. Mi chiedo, se non ci fosse stata la manna del terrorismo, come avrebbero potuto giustificare la loro guerra. In condizioni di pace tornerebbero a essere dei mediocri superati dalla storia, quali in effetti sono. La loro unica maniera di sopravvivere è trascinare indietro la storia stessa. Lo potranno fare solo per un breve tempo, prima di esserne travolti […].

(Ali Rashid, da “Il Manifesto” del 2/12/2003).

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